Fenomeno Yamada, la nippo-veneziana che fa ridere l'Italia

VENEZIA La giovane Yoko Yamada, veneziana d'adozione
VENEZIA - Radici nipponiche, bresciana di nascita, veneziana d’adozione. Il fenomeno Yoko Yamada, comica italogiapponese arrivata in finale di Italia’s got...

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VENEZIA - Radici nipponiche, bresciana di nascita, veneziana d’adozione. Il fenomeno Yoko Yamada, comica italogiapponese arrivata in finale di Italia’s got Talent, nasce di fatto in laguna dove la giovane, uno dei nuovi volti di spicco della stand up comedy nazionale, ha iniziato a scrivere i suoi primi testi all’Avogaria. Giovedì sera sarà a Mestre al teatro del Parco con il suo spettacolo “Mary Poppins e i doni della morte” (già sold out). 


 

Finale di Italia's Got Talent, la collaborazione con Alessandro Cattelan, il primo tour: è stato un anno particolarmente intenso.
«E pensa che adesso mi sono iscritta a una masterclass di recitazione a Milano».
 

Per migliorare come comica o per provare la carriera da attrice?
«La stand up comedy mi piace, mi ha dato e mi sta dando tanto. Il mio sogno però è sempre stato quello di diventare un'attrice, di teatro o di cinema non importa». 
 

Che spettacolo è "Mary Poppins e i doni della morte?"
«Molto diverso rispetto al primo (Pizza su gelato). Quello era più "simpatico", più leggero. Questo è più introspettivo, un po' più oscuro: parlo di capitalismo, di terapia, di analisi. Io lo consiglierei a chi ha almeno 14 o 16 anni. Prima dello spettacolo di Parma mi ha chiamata Gene Gnocchi per dirmi che sarebbe venuto a vedermi con le sue figlie (che sono ben più piccole) perché sono mie fan. Per l'ansia non ho dormito tutta la notte». 

 

 

Com'è stato collaborare con Alessandro Cattelan?
«Lui è fantastico, gentile e alla mano. Lo spettacolo, “Salutava sempre”, è una maxi produzione da palazzetti sempre pieni, vedere una macchina del genere in azione e raccoglierne, almeno in parte, i frutti è stato bellissimo».
 

La stand up ha avuto un boom in questi anni, come mai?
«Prima era molto di nicchia oggi invece la gente, anche grazie all'esplosione delle piattaforme streaming, ha capito che ci può essere un altro tipo di comicità oltre Zelig e Colorado». 
 

Quali sono i tuoi riferimenti?
«Adoro i mostri sacri come Louis Ck, Ricky Gervais e Daniel Sloss, Ali Wong e Taylor Tomlinson tra le donne. Luca Ravenna, Edoardo Ferrario, Eleazaro Rossi e Giorgia Fumo tra gli italiani». 
 

Com'è il tuo rapporto con Venezia?
«Mi ci sono trasferita 11 anni fa e all'inizio non capivo perché i veneziani fossero così particolari, scorbutici e infastiditi dalla gente e dai turisti. Tempo quattro anni e sono diventata una di loro: adesso a Carnevale mi barrico in casa e quando i miei genitori o gli amici vengono a trovarmi sono sempre molto felice ma preciso: "Sì ok ma non fatemi girare ore in mezzo alla calca per favore, fate da soli"».
 

Qui hai cominciato anche a muovere i primi passi nel mondo della stand up comedy.
«Anche grazie al mio lavoro. Facevo la commessa al Fondaco dei Tedeschi: quando raccontavo a amici e parenti le dinamiche con i clienti, soprattutto quelli un po' più strani, ridevano fino alle lacrime. E così, alle cene di Natale in famiglia, ho capito di essere in grado di far ridere». 
 

Quando hai cominciato a esibirti sul serio?
«Nel 2018 andavo al teatro a l'Avogaria, alle serate organizzate da Nicolò Falcone. Lì ho visto dal vivo Luca Ravenna ed è stata una folgorazione: ho scritto i miei primi 5 minuti ed è andata». 
A Venezia c'è un bel movimento di giovani comici che stanno facendo strada nel mondo dello spettacolo.


«Nicolò (Falcone, ndr) ha il suo pubblico e va forte, Tommaso Faoro è un altro che sta facendo bene, adesso è a Roma e fa l'autore. Venezia è veramente un ottimo vivaio di comici». 
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Il Gazzettino