L'esperto dell'Istituto Zooprofilattico: «La variante della West Nile sta provocando l'aumento dei casi sull'uomo»

Fabrizio Montarsi
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PADOVA - Fabrizio Montarsi, 50 anni, biologo, è l'esperto dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie per il monitoraggio dei vettori e la sorveglianza delle malattie trasmesse nel nord est Italia. Dal 2009 è responsabile della sorveglianza entomologica e dell'identificazione di culicidi (zanzare) nell'ambito della sorveglianza regionale e nazionale per la West Nile disease.

Perchè il virus del Nilo fa paura?
«Il virus c'è sempre stato dal 2008 anno in cui è entrato in Italia e nel Veneto. Solo che in certi anni ce n'è di più. Accadde anche nel 2018».

Da cosa dipende?
«Le zanzare lo trasmettono all'uomo ma sono gli uccelli il serbatoio della malattia. Le prime lo acquisiscono da loro. In certi anni vuoi per i cambiamenti climatici o per le migrazioni, gli uccelli ne sono più infettati. Le zanzare si risvegliano dal letargo e pungendoli lo portano in giro».

Ma in percentuale, quante zanzare hanno il virus?
«Adesso potrebbe averlo meno del 10 per cento ma questa percentuale per noi significa che sta circolando tanto».

Non c'è cura e non c'è vaccino. Come mai?
«Il vaccino, lo abbiamo imparato, costa tanto e ha tempi lunghi. Le aziende farmaceutiche valutano che il numero dei casi non è così alto per le spese che dovrebbero sostenere».

Però può essere mortale...
«Si dice che l'80 per cento sono asintomatici, il 20 ha la febbre, di questi il 5 per cento sviluppa encefaliti e di questi ancora 1 su cento muore».

Perchè di più gli anziani?
«Perchè il loro sistema immunitario è più debole oppure è compromesso. Comunque i deceduti hanno sempre altre patologie».

Padova record i casi nel Veneto, come mai?
«Il virus ha delle varianti. Da un po' di anni circola quella che chiamiano lineaggio 2. Ma l'anno scorso a Selvazzano ne abbiamo trovata un'altra, la lineaggio 1. Queste due si affiancano come numero di positivi nelle zanzare, ecco perchè nella zona di Padova ci sono tanti casi nell'uomo».

La disinfestazione aiuta?
«Sì. Ma quella che si farà a Padova è del tutto straordinaria. È del tipo adulticida che si esegue solo nelle emergenze e seguendo le linee guida regionali. Significa che in quei luoghi si sono verificati casi molto ravvicinati sia nello spazio che nel tempo quindi si deve intervenire. È vero la disinfestazione uccide anche altri insetti ma salvaguardare dall'estensione del virus è un beneficio superiore. In ogni caso si fa solo per periodi limitati ed è anche molto circoscritta».

Voi interverrete?
«Oggi metteremo delle trappole nelle aree trattate sia prima che dopo il passaggio per vedere il risultato. Cioè quante zanzare sono state uccise».

Ogni anno una sorpresa. In giro c'è anche il Toscana virus...
«L'anno scorso abbiamo verificato due casi sui Colli Euganei. Adesso in quei luoghi stiamo monitorando i pappataci che ne sono il vettore con un progetto finanziato dalla Regione. Li catturiamo e li analizziamo per vedere quanto hanno il virus».

E per il futuro?


«Il cambio del clima, i viaggi la globalizzazione delle merci non lascia molto ben sperare. Ne avremo sempre più spesso di casi, portati dagli artropodi». Appunto zanzare, zecche e pappataci.

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Il Gazzettino