Wartsila, sì al ricorso dei sindacati: ​stop ai 451 licenziamenti

Wartsila, sì al ricorso dei sindacati: stop ai 451 licenziamenti
Stop ai 451 licenziamenti di Wartsila. Il giudice del lavoro del Tribunale di Trieste, Paolo Ancora, ha accolto il ricorso presentato dai sindacati di categoria in merito al...

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Stop ai 451 licenziamenti di Wartsila. Il giudice del lavoro del Tribunale di Trieste, Paolo Ancora, ha accolto il ricorso presentato dai sindacati di categoria in merito al comportamento antisindacale del gruppo finlandese. La procedura di licenziamento dei 451 dipendenti dello stabilimento di San Dorligo (Trieste) è dunque revocata e inoltre il gruppo viene condannato al pagamento di 50mila euro a ciascuna delle sigle sindacali a titolo di risarcimento per danno di immagine, al pagamento delle spese legali e di pubblicazione del decreto su alcuni quotidiani nazionali. Il Giudice ha invece dichiarato inammissibile l'intervento della Regione Friuli Venezia Giulia. Per i sindacati si tratta di «una vittoria dei lavoratori, una sentenza destinata a fare giurisprudenza, deterrente per le multinazionali».


«Leso il principio di buona fede contrattuale tra datore di lavoro e sindacati». Si legge nel decreto emanato dal giudice.


Il decreto rigetta completamente la difesa dell'azienda, che sosteneva, sostanzialmente, che con l'avviso di avvio della procedura del 14 luglio avesse assolto all'obbligo di informazione. «I sindacati sono stati semplicemente messi davanti al fatto compiuto» e gli «è stato impedito di adempiere alla loro funzione istituzionale». È stata anche rigettata l'argomentazione dell'azienda che difendeva la mancata comunicazione precedente dell'avvio degli studi di fattibilità della chiusura dell'impianto produttivo triestino (iniziati il 27 aprile 2022). Per l'azienda la procedura era secretata «al fine di evitare abusi nei mercati azionari», e darne notizia sarebbe risultato «un reato». Solo a fine giugno il presidente di Wartsila Italia sarebbe stato «notiziato del progetto». Per il giudice, però, il reato si sarebbe compiuto solo se la notizia fosse trapelata «illecitamente»: «Assolvere all'obbligo di informazione al quale si è tenuti per impegni contrattuali e nel rispetto del principio costituzionale di libertà sindacale» non può «ritenersi condotta illecita». Riconosciuto il danno d'immagine per i sindacati, «amplificato dalla risonanza della vicenda».
DANNO IMMAGINE


«È una sentenza che potrebbe avere importanti ricadute su altre crisi industriali perché è la prima che va in questa direzione. La procedura riparte da zero, ci sono i tempi tecnici per ridiscutere il destino dell'azienda - afferma Gianpiero Turus della Fim-Cisl -. Non c'era nessun segnale di crisi, la procedura per questo faceva acqua da tutte le parti come per la veneziana Speedline. Il problema però rimane, serve un imprenditore che investa qui: in gioco ci sono in totale circa mille posti». Marco Relli (Fiom-Cgil): «Questo decreto ha una valenza enorme, non solo per Trieste e Wartsila ma per tutte le multinazionali».
M.Cr.
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Il Gazzettino