Caos voucher, assalto a tabaccherie per accaparrarsi gli ultimi ticket

Caos voucher, assalto a tabaccherie per accaparrarsi gli ultimi ticket
Cinquantaduemila euro di voucher venduti in un solo pomeriggio e in una sola tabaccheria. E’ successo in centro storico a Venezia. Ma la cifra rende su quanto è...

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Cinquantaduemila euro di voucher venduti in un solo pomeriggio e in una sola tabaccheria. E’ successo in centro storico a Venezia. Ma la cifra rende su quanto è accaduto venerdì appena si è diffusa la notizia che il governo aveva deciso di abolire i voucher consentendo però di utilizzarli fino alla fine del 2017. «Ristoratori, commercianti, ma anche commercialisti incaricati dalle aziende in coda fino alle otto di sera - racconta la titolare della tabaccheria veneziana - ho consegnato in un solo pomeriggio tanti voucher quanti solitamente erogavo in un intero mese».

Ma le code in tabaccheria a caccia dell’ultimo voucher si sono verificate un po’ ovunque in Veneto e anche in Friuli Venezia Giulia. Nei centri turistici come Venezia, Verona e le dolomiti bellunesi per assicurarsi lavoratori da impiegare in alberghi e ristoranti, nella Bassa padovana, a Treviso e Vicenza per avere manodopera da utilizzare in agricoltura e nelle aziende.
Una sorta di gara ad accaparrarsi i ticket disponibili che ha impegnato partite Iva, piccole imprese, artigiani e anche famiglie che hanno “prenotato” dal tabaccaio di fiducia quote di voucher per pagare baby sitter e donna delle pulizie. «Mi hanno proposto assegni post-datati pur di avere più ticket possibili» racconta la tabaccaia veneziana che ovviamente non ha accettato l’offerta.
Solo in Friuli Venezia Giulia sono stati venduti 6 milioni di voucher nel 2016, cifra che quasi raddoppia se si passa al Veneto. L’Inps sta ancora ultimando i conteggi dopo l’impennata di erogazioni di venerdì. E se la Cgil parla di strumento abusato e sul tema ha promosso il referendum in calendario il 28 maggio, per Coldiretti e Federalberghi era una soluzione per ridurre il lavoro nero. «Ora devono trovare una soluzione alternativa» ha tuonato Federico Miotto, presidente di Coldiretti di Padova. Mentre ha rincarato la presidente friulana di Federalberghi Paola Schneider: «E’ necessario provvedere a sanare il vuoto che si è creato».
Una decisione, quella di abolire i voucher, presa dal governo con il decreto legge del 17 marzo, che se sarà convertito in legge di fatto azzera anche il referendum della Cgil che su questo fronte aveva raccolto un milione e 300mila firme, di cui più di 100mila solo in Veneto. «Firme per una proposta di legge popolare che affronti nel suo insieme il tema del lavoro - spiega Elena Di Gregorio, segretaria veneta della Cgil - se i voucher un merito lo hanno avuto è quello di aver riportato il lavoro al centro del dibattito politico». La sindacalista spiega come fossero nati per giovani e anziani e come, invece, la media di età di chi li utilizza in Veneto è di 36 anni. «Avevano l’obiettivo di eliminare il sommerso e in realtà sono la foglia di fico che nasconde il lavoro nero - sostiene Di Gregorio - dietro ad un voucher che paga un’ora di prestazione talvolta c’è un’intera giornata di lavoro. E’ un lavoro povero, ultima frontiera della precarietà».

Ma le fila degli scontenti non sono affollate solo di commercianti, albergatori e impresari agricoli. Ci sono pure i tabaccai. «L’abolizione dei voucher per noi rappresenta una perdita di reddito - dice Maria Bonaldo presidente veneziana e delegata per le provincie del Veneto Orientale della Federazione Italiana Tabaccai - abbiamo fatto investimenti e assunto personale per ottemperare a questo servizio che ci vedeva di fatto erogatori per l’Inps». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino