Venezia e Mestre, quinta volta al bivio per la separazione

Venezia e Mestre, quinta volta al bivio per la separazione
Venezia e Mestre fanno nuove "prove di divorzio": si ritenta di far diventare il ponte della Libertà una semplice cerniera di collegamento tra due comuni...

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Venezia e Mestre fanno nuove "prove di divorzio": si ritenta di far diventare il ponte della Libertà una semplice cerniera di collegamento tra due comuni limitrofi e non più quella sorta di cordone ombelicale economico, sociale e culturale che tiene assieme i due centri della città bipolare. Nell'arco di 40 anni i sostenitori della separazione ci hanno già provato 4 volte, ma veneziani e mestrini hanno sempre detto no grazie, in modo netto, sia pure con diverse contabilità finali: l'ascesa del sì al distacco fu impetuosa tra il primo e il secondo referendum (dal 27,6% al 42,2% tra 1979 e 1989), mentre la consultazione del 94 portò la spinta separatista al 44,4%; la spallata decisiva che nelle speranze degli autonomisti doveva arrivare col voto del 2003 si frantumò invece in un risultato inferiore al 35% e peraltro già azzoppato da un'affluenza inferiore in quell'occasione al 40%.

Questione di quorum (serve il 50% più uno dei 206.553 aventi diritto perché il voto sia valido, anche se un ricorso degli autonomisti delle ultime ore cerca di mettere in discussione questo assioma), trait d'union col passato più recente ed eredità dell'ultima consultazione. Non a caso appena il Consiglio di Stato rese noto di aver ribaltato il giudizio del Tar (era il 18 settembre) e stabilito che sì, si doveva votare per la quinta volta ci pensò il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro a dare la linea agli unionisti con una lettera aperta ai media locali: «Il modo più sicuro per mantenere unita la città - aveva scritto il primo cittadino - è quello di non andare a votare; l'astensione avrà un forte valore civico». Un tutti a casa che riecheggiava il famoso andate al mare di Craxi nel 91 - come subito ricordò chi all'indomani di quell'appello era entrato in conflitto con Brugnaro - e che è stato un filo conduttore delle polemiche di questa campagna referendaria.

Ma, pur in un clima surriscaldato anche da qualche fake sui social e via via sempre più rovente - fino alle carte bollate degli ultimi giorni - c'è stato spazio anche per i contenuti, per ragionamenti articolati sui temi chiave: dalle ricadute sulle tariffe del trasporto pubblico alle possibili variazioni della tassa rifiuti; dai costi degli eventuali nuovi assetti amministrativi al destino del casinò. Confronto trasversale e allargatissimo, con spaccature anche clamorose all'interno di fronti storicamente compatti, valga per tutti a sinistra il sì alla separazione dell'ex pm Felice Casson. Sorprendente per certi aspetti la partecipazione a Venezia con dibattiti affollati perfino nei giorni terribili dell'acqua alta, calamità che nell'immediato aveva pur spento i riflettori sul confronto referendario. Domani seggi aperti dalle 7 alle 23, ma già dal report sull'affluenza delle 19 si capirà se il vento separatista sarà bufera e potrà allontanare davvero piazza Ferretto da San Marco.
Tiziano Graziottin Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino