OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
PORTO TOLLE - Un nuovo rovesciamento di fronte nell'infinita partita della pesca negli scanni e lidi dell'Adriatico, dalla Sacca di Goro alla Bocca del Po di Maistra. Per San Valentino, infatti, il Consiglio di Stato ha depositato la sentenza sulla questione delle nuove graduatorie per il rilascio dei permessi ai pescatori del Consorzio di Scardovari. Ed ha dato ragione alla Provincia, ribaltando il pronunciamento del Tar del Veneto. Già il 7 gennaio dello scorso anno il Consiglio di Stato aveva annullato una prima sentenza del Tar che aveva dichiarato «inammissibile per difetto di giurisdizione in favore della giurisdizione del giudice ordinario» il ricorso dei pescatori sul rifiuto della Provincia ad approvare le nuove graduatorie. Il Tar si era quindi pronunciato nel merito, il 3 giugno, accogliendo il ricorso del Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine ed annullando gli atti di diniego dei nulla osta ai permessi di pesca. In questo caso era stata quindi la Provincia ad impugnare la decisione ed il nuovo pronunciamento del Consiglio di Stato, nel merito, le ha dato ragione.
GLI EFFETTI
«La sentenza del Consiglio di Stato sottolineano gli avvocati di Palazzo Celio, Mario Barioli di Venezia e Carlo Carbone di Roma - ha accolto l'appello proposto dalla Provincia, ritenendo fondata l'eccezione di tardività del ricorso promosso dal Consorzio Pescatori e sollevata dalla Provincia già in primo grado, respinta dal Tar Veneto.
DALL'ARA CONTENTO
Dopo la nuova sentenza, l'ormai ex presidente Ivan Dall'Ara torna a rivendicare la correttezza del proprio operato: «Il Consiglio di Stato ha definito la piena legittimità dell'operato della Provincia in riferimento al non rilascio dei permessi in virtù dell'illegittimità della proroga dei 15 anni della convenzione dei diritti esclusivi di pesca. È ormai palese che non vi era questa necessità, ma questa è l'ulteriore conferma della legittimità in cui come presidente della Provincia ho sempre amministrato nei tre anni del mio mandato, ivi compresa la mia proposta di revoca in autotutela della delibera della concessione dei 15 anni, alla quale è stato volutamente fatto mancare il numero legale da parte del Consiglio precedente per non poterla discutere. Per non parlare delle contumelie, esposti, eccetera, oltre all'essere stato oggetto di ludibrio pubblico su questa specifica questione. Un piccolo suggerimento sia al Presidente che al Consiglio mi sento di darlo: quello cioè di revocare nel più breve tempo possibile la delibera di concessione del 15 anni e di procedere speditamente secondo le disposizioni di legge».
Il Gazzettino