Dall’alluvione del '66 al Covid: auguri a "Lolo", l'abitante più anziano di Voltago

Il centenario Romolo De Marco, l'abitante più anziano, festeggiato a Voltago
VOLTAGO AGORDINO - La comunità di Voltago festeggia il secolo del suo compaesano più anziano Romolo Isidoro De Marco detto “Lolo”, casaro e boscaiolo, in...

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VOLTAGO AGORDINO - La comunità di Voltago festeggia il secolo del suo compaesano più anziano Romolo Isidoro De Marco detto “Lolo”, casaro e boscaiolo, in prima linea nella ricostruzione dopo l’alluvione del 1966. Nato a Frassenè il 24 dicembre 1921, il giorno della vigilia di Natale ha ricevuto la visita del sindaco Giuseppe Schena e del neo presidente del locale Gruppo sportivo Silvio Carlin. «Avremmo voluto rendergli onore con maggior partecipazione - afferma il primo cittadino - ma l’emergenza Covid-19 per il secondo anno ci ha blindati. Speriamo comunque di avergli donato un momento di gioia oltre che di stima».


Romolo Isidoro De Marco ha raggiunto l’ambito traguardo dei 100 anni di vita.

«Il Lolo, come è da tutti conosciuto in paese - spiega Schena - è nato a Frassené il 24 dicembre 1921 nel casato dei “Monech”. Oltre a lui i genitori Antonio De Marco “Piciol” e Giovanna Schena hanno avuto altri cinque figli: Sara, Remo, Federico, Nilo e Alcide. La sua vita professionale è stata caratterizzata da lavori tipici della montagna a km0. Dopo aver frequentato l’allora scuola casearia del Mas, la sua mansione è stata sempre duplice: casaro e boscaiolo». Negli anni ‘50 iniziò a produrre formaggio prima a malga Luna, poi a malga Cavallera e in seguito, per 10 anni, a malga Losch. Un’attività, questa, che non ha svolto solo a monte ma anche a valle, lavorando al “caselo” di Frassenè con il fratello Remo. Ma De Marco è stato anche boscaiolo con varie ditte tra cui De Mio, Cont e “Remo Geio” della “siega del Geio”.

«Di Lolo - sottolinea il sindaco - va ricordato anche il profondo impegno durante il post alluvione del 1966, evento che colpì duramente Frassené: sempre in prima linea nell’abbattimento del legname per la ricostruzione dei ponti, per evitare l’isolamento del paese. Un operato nei confronti del quale l’allora sindaco Cleto Gnech, in una riunione pubblica, disse: “I burocrati non perdoneranno mai alle nostre popolazioni di aver aperto strade e di aver fatto ponti senza prima deliberare, protocollare, bollare, ecc...”. Ma De Marco è sempre stato anima attiva anche del Gruppo sportivo Frassené. Inoltre, prima del Covid, ha adempiuto regolarmente al suo diritto di voto dicendo sempre con orgoglio: “No vota nisùn qua pi vècio de mì” per poi vederlo al bar per “quatro scarti” con gli amici. Questo è Lolo, una pietra miliare del nostro paese, memoria storica fondamentale per ricordare come eravamo, come siamo e come saremo. I nostri migliori auguri vanno a lui ma anche, di buone feste, alla moglie Giuseppina (Pinuccia), alla figlia Mara, al genero Ivan e ai nipoti Enrico e Adele».

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Il Gazzettino