OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
PORDENONE - Ieri sera ad oltrepassare da Israele il confine della Giordania, nella speranza che oggi siano disponibili i voli per rientrare a casa, c'erano almeno un centinaio di turisti italiani che sono stati alloggiati negli alberghi. Dai numeri in mano alla Farnesina, si contano circa 250 - 300 turisti ancora in Israele. Il trasferimento nello stato confinante è stata una delle decisioni prese dal governo di Tel Aviv, in sintonia che le agenzie di viaggio, per mettere in sicurezza gli ospiti stranieri che si sono trovati in mezzo alla battaglia dopo l'attacco di sabato mattina a opera delle milizie di Hamas. Tra i turisti in attesa di prendere il volo dalla Giordania, ieri sera si sono trovati in albergo anche una trentina di veneti, gran parte residenti nel trevigiano, San Vendemmiamo, Conegliano e Treviso, e due pordenonesi, Simone Teso, 49 anni, mental coach, e la moglie Katia di un anno più vecchia. La coppia, residente nel capoluogo del Friuli Occidentale, era la prima volta che andava in vacanza in Israele e la settimana, organizzata dalla Thema Viaggi di San Vendemmiano, doveva essere l'occasione per trascorrere qualche giorno di relax, ma anche di poter cogliere l'opportunità di alcune tappe spirituali.
I BOMBARDAMENTI
Partiti lunedì scorso, sono riusciti a vedere il mar Morto, Betlemme, Nazareth, mentre Tel Aviv, dove erano arrivati, avrebbero dovuto visitarla domenica (ieri) per poi tornarci oggi per prendere il volo di ritorno.
LA SORPRESA
Ieri mattina la sorpresa per l'intero gruppo. «Ci hanno detto che tutti i voli in Israele erano stati bloccati - racconta ancora il pordenonese - e quindi per tornare a casa ci avrebbero trasferito in Giordania da dove era ancora possibile prendere un aereo. Da Gerusalemme al confine giordano ci sono circa due ore di viaggio, ma abbiamo attraversato parecchi check point. Siamo rimasti fermi parecchio tempo, perché ad ogni stop venivano a controllare i documenti e verificavano che sotto il bus non ci fossero esplosivi. Non è stato un viaggio rilassante. Una volta arrivati in Giordania non ci hanno assicurato che la partenza era garantita per oggi, ma questa era comunque l'unica possibilità di tornare a casa. Se ho avuto paura? Non di morire, perché non siamo mai stati in pericolo di vita, ma vedere l'esercito muoversi, la polizia sfrecciare e sentire gli ordini secchi ai posti di blocco, diciamo che fa una certa sensazione. Non proprio bella».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino