Turisti del Nordest: fuga in Giordania per un volo. Comitiva di 32 trevigiani e pordenonesi da Israele in bus: «L'unica via di scampo»

Turisti del Nordest: fuga in Giordania per un volo
PORDENONE - Ieri sera ad oltrepassare da Israele il confine della Giordania, nella speranza che oggi siano disponibili i voli per rientrare a casa, c'erano almeno un centinaio...

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PORDENONE - Ieri sera ad oltrepassare da Israele il confine della Giordania, nella speranza che oggi siano disponibili i voli per rientrare a casa, c'erano almeno un centinaio di turisti italiani che sono stati alloggiati negli alberghi. Dai numeri in mano alla Farnesina, si contano circa 250 - 300 turisti ancora in Israele. Il trasferimento nello stato confinante è stata una delle decisioni prese dal governo di Tel Aviv, in sintonia che le agenzie di viaggio, per mettere in sicurezza gli ospiti stranieri che si sono trovati in mezzo alla battaglia dopo l'attacco di sabato mattina a opera delle milizie di Hamas. Tra i turisti in attesa di prendere il volo dalla Giordania, ieri sera si sono trovati in albergo anche una trentina di veneti, gran parte residenti nel trevigiano, San Vendemmiamo, Conegliano e Treviso, e due pordenonesi, Simone Teso, 49 anni, mental coach, e la moglie Katia di un anno più vecchia. La coppia, residente nel capoluogo del Friuli Occidentale, era la prima volta che andava in vacanza in Israele e la settimana, organizzata dalla Thema Viaggi di San Vendemmiano, doveva essere l'occasione per trascorrere qualche giorno di relax, ma anche di poter cogliere l'opportunità di alcune tappe spirituali.

I BOMBARDAMENTI
Partiti lunedì scorso, sono riusciti a vedere il mar Morto, Betlemme, Nazareth, mentre Tel Aviv, dove erano arrivati, avrebbero dovuto visitarla domenica (ieri) per poi tornarci oggi per prendere il volo di ritorno. Le cose sono andate ben diversamente. «Sabato mattina presto avevamo appuntamento alle 6.30 sulla Spianata delle Moschee e poi al Muro del Pianto - racconta Simone Teso -. Quando siamo usciti dall'albergo si capiva che c'era qualche cosa che non andava. Si sentivano sirene ovunque, c'era la polizia che a gran velocità passava su tutte le strade e c'erano anche diversi militari. Abbiamo chiesto il perché, ma nessuno sapeva con esattezza cosa fosse accaduto, neppure la nostra guida. Nonostante fosse presto c'erano tanti turisti. Verso le otto hanno iniziato a suonare le sirene. Scappavano tutti, ci siamo messi a correre anche noi e la guida ci ha indicato la strada verso un rifugio. Prima di entrare, in cielo si vedevano le scie dei razzi che stavano per abbattersi sulle case. Poco dopo i boati. Siamo rimasti chiusi nel rifugio più di un'ora. Una volta fuori ci siamo diretti in albergo, ma per la strada altro allarme e ancora un'ora rintanati in un rifugio diverso. Il resto del giorno ci hanno obbligato a restare chiusi in albergo. Durante il ritorno in hotel abbiamo visto tafferugli tra polizia e arabi in almeno due piazze».


LA SORPRESA


Ieri mattina la sorpresa per l'intero gruppo. «Ci hanno detto che tutti i voli in Israele erano stati bloccati - racconta ancora il pordenonese - e quindi per tornare a casa ci avrebbero trasferito in Giordania da dove era ancora possibile prendere un aereo. Da Gerusalemme al confine giordano ci sono circa due ore di viaggio, ma abbiamo attraversato parecchi check point. Siamo rimasti fermi parecchio tempo, perché ad ogni stop venivano a controllare i documenti e verificavano che sotto il bus non ci fossero esplosivi. Non è stato un viaggio rilassante. Una volta arrivati in Giordania non ci hanno assicurato che la partenza era garantita per oggi, ma questa era comunque l'unica possibilità di tornare a casa. Se ho avuto paura? Non di morire, perché non siamo mai stati in pericolo di vita, ma vedere l'esercito muoversi, la polizia sfrecciare e sentire gli ordini secchi ai posti di blocco, diciamo che fa una certa sensazione. Non proprio bella».

 

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Il Gazzettino