«Le vittime del Comunismo sono diverse da quelle del Nazifascismo», bufera sulle parole della consigliera comunale

Lucia Cibin
PORDENONE - Una bufera. Prevedibile. E un coro di proteste, tutte piovute dall'area di Centrodestra. Hanno fatto rumore le parole pronunciate da Lucia Cibin, membro de Il Bene...

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PORDENONE - Una bufera. Prevedibile. E un coro di proteste, tutte piovute dall'area di Centrodestra. Hanno fatto rumore le parole pronunciate da Lucia Cibin, membro de Il Bene Comune che riferendosi alla volontà della giunta di istituire una giornata in memoria delle vittime del comunismo aveva replicato così: «Ci pare storicamente improprio equiparare le vittime della persecuzione nazi-fascista e dell'Olocausto con le vittime del comunismo». Questa la frase diventata pomo della discordia in città.


LE REAZIONI
Dopo la replica affidata al Gazzettino, la prima forza politica ad intervenire è stata la Lega, per bocca del consigliere regionale Simone Polesello. «Sono esterrefatto dalle dichiarazioni del consigliere Lucia Cibin, evidentemente a sinistra c'è qualcuno che vorrebbe far passare il messaggio che esistono vittime di serie A e altre di serie B. Il prossimo 9 novembre ribadiremo con fermezza che è profondamente sbagliato voler suddividere le vittime in base all'oppressore. Non ci nascondiamo dietro la retorica di chi ha sempre voluto puntare il dito per distribuire colpe e responsabilità a senso unico. Da persona libera rivolgo un plauso all'assessore Parigi per l'iniziativa». Così invece Fratelli d'Italia, con l'onorevole Emanuele Loperfido: «Un plauso ad Alberto Parigi, ed un pizzico di rammarico, non certo di sorpresa però, per le dichiarazioni da parte della consigliera comunale, ma soprattutto dirigente scolastico in quiescenza, Cibin, quando dice che è improprio equiparare le vittime del comunismo a quelle del nazi-fascismo. Rammarico perché sentire che a distanza di anni, c'è ancora qualcuno a sinistra, avendo ricoperto anche importanti e prestigiosi ruoli nel mondo scolastico, istruendo quotidianamente i nostri studenti, considera le vittime dei totalitarismi di diverso peso, è qualcosa che fa comprendere come mai qualcuno per anni ha voluto mantenere bianche alcune drammatiche pagine della storia».


DA SINISTRA
A contestare l'iniziativa c'è invece il Pci di Pordenone. «Vogliamo ricordare ai sostenitori di questa iniziativa - dicono Romano e De Piero riferendosi alla giornata voluta dall'amministrazione per il 9 novembre - che la Costituzione, democratica e antifascista, cui tutti gli amministratori pubblici dovrebbero essere fedeli, porta in calce anche la firma di un comunista, presidente dell'Assemblea costituente e che i comunisti, parte determinante della Resistenza insieme a socialisti, cattolici, liberali, azionisti, repubblicani, tutti accomunati dai valori dell'antifascismo, hanno costruito la Repubblica». Così Rifondazione: «Senza i comunisti non ci sarebbe quella Resistenza che ha contribuito a liberare gli italiani dal nazifascismo e che non avremmo avuto l'odierna Carta Costituzionale. Ma probabilmente è proprio questo che infastidisce Alberto Parigi e soci. Mettere ora sullo stesso piano vittime dei comunisti con le vittime dell'olocausto e del nazifascismo senza distinguere un ideale comunista da un sistema Stalinista è quantomeno antistorico».


LA CHIUSURA


«La giornata - chiosa l'ideatore Parigi - non nasce per la polemica. Se qualcuno come Cibin fa differenze tra i morti dei vari regimi, è un problema suo. Noi li ricordiamo tutti».
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Il Gazzettino