La vittima del pirata della strada di via Dante tornava dal market, doveva sposarsi tra un mese in Mali

Kouale Dembele 25 anni investito da Alberto Crozzolin pirata della strada di Preganziol
MESTRE - Kouale Dembele viveva a Mestre con il cugino e si sarebbe sposato tra poco più di un mese in Mali, nel suo paese d'origine. Lo aveva lasciato nel 2014 per...

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MESTRE - Kouale Dembele viveva a Mestre con il cugino e si sarebbe sposato tra poco più di un mese in Mali, nel suo paese d'origine. Lo aveva lasciato nel 2014 per raggiungere l'Italia e trovare fortuna con il lavoro: c'era anche riuscito facendosi assumere da una delle miriadi di ditte che ruotano - in appalto - attorno alla galassia Fincantieri di Marghera. Faceva il carpentiere. Metteva via i soldi e sognava di tornare in Africa. Con il cugino e lo zio aveva anche comprato da poco i biglietti per il suo Paese dove lo attendeva una futura sposa. Ma Kouale Dembele non potrà realizzare quel sogno d'amore: è stato travolto dalla Polo di un trentaseienne trevigiano che ha scambiato la pista ciclabile di via Dante per una strada e lo ha travolto, uccidendolo sul colpo. Kouale, 25 anni, mai una volta sopra le righe, diligente sul lavoro dove non si era mai fatto notare per intemperanze, domenica pomeriggio, 19 giugno, stava tornando dalla spesa, in sella alla sua bicicletta stava percorrendo via Dante per raggiungere la sua abitazione in via Fincati: è stato schiacciato dall'albero centrato dalla Polo di Alberto Crozzolin, trovato positivo alla cocaina e adesso accusato di omicidio stradale aggravato. Per lui la procura ha chiesto il carcere anche dopo la convalida dell'arresto.


IL CORDOGLIO
Sadmir Aiovski, presidente della Comunità Islamica di Venezia e Provincia non conosceva, di persona, Keoule Dembele. «Ma come tanti suoi connazionali frequentava il nostro centro di cultura in via Monzani a Marghera anche per la preghiera del venerdì. La notizia di questo incidente ci ha profondamente colpiti». Sadmir sente il bisogno, inoltre, di lanciare un appello perché tragedie come quella di cui è rimasto vittima Keoule non debbano ripetersi e perché si lavori al recupero di quartieri della città in cui lo spaccio di stupefacenti è all'ordine del giorno. «Vite innocenti si spengono a causa della droga. Anche se riflettiamo dal punto di vista religioso, sentiamo che nelle droghe, come nell'alcol, c'è un male invisibile che può causare tanto dolore».


IL MONITO


A rendere il tutto ancora più difficile da digerire, il futuro che attendeva il venticinquenne del Mali. «Quanto accaduto a lui potrebbe capitare a ciascuno di noi. Dobbiamo dire un forte no alle droghe, all'alcool e a tutto ciò che può causare del male a se stessi e al prossimo. Siamo esseri umani e la nostra vita non può essere distrutta in questo modo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino