Isolato il "virus dei giovani": è sempre lo stesso, ma la carica virale è in picchiata

Le analisi in laboratorio
PORDENONE E UDINE - Il virus è infido, insidioso. È quello che se entra in contatto con una persona già malata, anziana e debilitata, è in grado di far...

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PORDENONE E UDINE - Il virus è infido, insidioso. È quello che se entra in contatto con una persona già malata, anziana e debilitata, è in grado di far male. E anche di uccidere. Ma adesso circola con un’aggressività inferiore. Lo dicono i numeri dei ricoveri, lo testimoniano le corsie degli ospedali praticamente vuote e le Terapie intensive regionali con zero pazienti. E allora la domanda che si fanno tutti è perché? Cosa è successo? C’è una differenza tra il Coronavirus del lockdown e quello che adesso “se la prende” con i giovani? La risposta è un’esclusiva della scienza, e in regione c’è un solo laboratorio in grado di svelarla. È quello del Burlo Garofolo di Trieste, che dall’inizio dell’emergenza sanitaria ha il compito di “vivisezionare” il virus per capirne i comportamenti. E in queste ultime settimane gli esperti si sono concentrati proprio sull’aspetto più importante: isolare il “virus dei giovani”, quello che circola adesso e che contagia come a marzo senza portare le persone in ospedale. Obiettivo raggiunto, con alcune sorprese. 

I RISULTATI
Il team guidato dal professor Maurizio Ruscio, direttore del laboratorio di analisi del Burlo, ha messo il “nemico” sotto torchio. Ore e ore di studio al microscopio, sulla base dei campioni invisibili all’occhio umano che si sono “depositati” sui tamponi delle persone risultate positive. Paragoni con le altre “varianti” isolate in precedenza, nei lunghi mesi passati a rincorrere le tracce del virus. E oggi le prime “sentenze”. La minaccia che circola oggi, se si parla della singola micro-particella, è la stessa di qualche mese fa. In Friuli Venezia Giulia, secondo i risultati dei test in corso al Burlo Garofolo, non si sarebbe di fronte a una mutazione dei tratti genetici del virus. Quello era, e quello è. Ma c’è un dettaglio importante, che fa tutta la differenza del mondo e che spiega i numeri, oggi così marcatamente distanti da quelli del periodo più buio. «Siamo sufficientemente certi - ha spiegato infatti il professor Maurizio Ruscio - che si tratti di una questione di carica virale. Stiamo monitorando ogni giorno la situazione, e il punto chiave è la saturazione di certi ambienti: la circolazione, ora, sembra essere ridotta quanto a carica, anche perché gli ambienti di contagio spesso sono all’aperto». Secondo lo studio empirico, quindi, non si tratta di un virus diverso, o meglio di una variante più “buona” del Sars-Cov2 che il mondo ha conosciuto - spesso inconsapevolmente - negli ultimi mesi del 2019: semplicemente (per gli seperti) sui tamponi rilevati in queste settimane c’è meno virus rispetto a quanto ne veniva trovato nei test di alcuni mesi fa. E sarebbe per questo motivo che oggi chi viene rintracciato come positivo nella maggior parte dei casi accusa sintomi lievi, quando non alcun sintomo in assoluto. 
IL NODO

La buona notizia è questa: grazie a diversi fattori - non ultimo il vivere maggiormente negli spazi aperti durante l’estate - oggi la carica virale (quindi la capacità del virus di aggredire il corpo provocando danni) è nettamente inferiore. La cattiva, invece, è che nel caso in cui il virus incontrasse persone fragili e maggiormente esposte, sarebbe in grado di provocare gli stessi danni di prima. «Per questo - ha concluso Maurizio Ruscio - sono da evitare gli ambienti più saturi (ma in casa non è semplice, ndr) e difendere le persone anziane e già malate. Conta molto la modalità di esposizione alla minaccia».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino