«I controlli saranno cadenzati, come accade per le case di riposo. Stiamo valutando la possibilità di tenere monitorate le strutture d'accoglienza per migranti...
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Dottor Roberto Rigoli, com'è stato effettuato lo screening generale nel centro dell'ex Serena?
«La macchina è stata messa in moto in modo istantaneo: subito dopo la conferma dei primi tre casi positivi. Questi sono stati trasferiti per precauzione nell'ospedale di comunità di Vittorio Veneto. Poi è scattato il controllo generale. Adesso i 133 migranti risultati positivi, asintomatici, resteranno in isolamento all'interno della stessa ex Serena».
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Verranno monitorati ora per ora?
«In modo costante. Stiamo tenendo sotto controllo in particolare la sintomatologia. Si tratta di un aspetto importantissimo. Al momento non ci sono preoccupazioni in merito. Tra sette giorni faremo un nuovo giro di tamponi di controllo. I dati che ne ricaveremo saranno utilissimi a tutta la comunità scientifica».
Un po' com'è successo a Vo?
«Qui le condizioni sono diverse. Stiamo parlando di una comunità chiusa all'interno di una struttura. Alla luce di questo, abbiamo coscienza che in tali condizioni problemi legati al contagio da coronavirus possono anche riproporsi. Proprio per questa ragione stiamo ragionando sulla possibilità di aumentare i controlli nel tempo».
Che tipo di informazioni vi aspettate di ricavare dal nuovo giro di tamponi previsto tra una settimana?
«Dopo il secondo screening e, soprattutto, dopo la fine dei 14 giorni di isolamento potremo vedere quante persone si sono effettivamente ammalate e quante invece sono rimaste asintomatiche. Ovviamente ci auguriamo che nessuno sviluppi dei sintomi. Ma tutto ciò ci permetterà di fare delle riflessioni sull'attuale virulenza del Covid-19».
Resta il fatto che con il maxi focolaio dell'ex Serena i contagi nel trevigiano sono aumentati a dismisura. Ci si sta riavvicinando a quanto successo tra marzo e aprile?
«Non dobbiamo fare l'errore di valutare le cose come se fossero uguali. Non è così. Qui parliamo di un'ex caserma che ospita una quantità elevata di persone. Sono condizioni che aumentano il rischio di contagi. Guardare adesso all'R0 (il parametro che dà la misura dell'aumento dei contagi, ndr) è assurdo. Ne verrebbe fuori che Treviso è infetta. Quando sappiamo che in realtà non è così».
M.Fav. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino