Pordenone. Violenze contro il personale sanitario, arrivano i pulsanti anti-aggressione: garantiranno un pronto intervento delle forze dell'ordine

Pordenone. Violenze contro il personale sanitario, arrivano i pulsanti anti-aggressione: garantiranno un pronto intervento delle forze dell'ordine
PORDENONE/UDINE - Negli ospedali del Friuli Occidentale arrivano i dispositivi anti-aggressione che dovranno garantire al personale sanitario più a rischio un pronto...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

PORDENONE/UDINE - Negli ospedali del Friuli Occidentale arrivano i dispositivi anti-aggressione che dovranno garantire al personale sanitario più a rischio un pronto intervento delle forze dell'ordine in caso di violenze o di minacce da parte dei pazienti. Si tratta di un richiesta che era arrivata ormai da tempo ed era stata firmata dagli operatori più esposti, cioè quelli che lavorano nel settore dell'emergena-urgenza, a stretto contatto con i pazienti.

Nel dettaglio, l'acquisto comprende quattro terminali telefonici "Commend Sip" compatti anti-vandalo con pulsante di chiamata a fungo, completi di scatola per montaggio esterno a parete. Il tutto con a monte «la richiesta urgente di approvvigionarsi di sistemi per la chiamata di emergenza anti-aggressione per il collegamento diretto di alcune strutture, individuate ad alto rischio, con la Questura di Pordenone in caso di aggressione o situazioni di pericolo.

I nuovi dispositivi saranno installati in particolare al Pronto soccorso di Pordenone, nonché in quelli decentrati di San Vito e Spilimbergo ma anche a beneficio del Servizio ospedaliero psichiatrico di Pordenone, quindi nuovamente nel capoluogo.

«Quando esco per le visite domiciliari condivido in tempo reale la posizione con mio marito», aveva confessato pochi mesi fa una dottoressa pordenonese. E non per una forma di carineria, l'amore non c'entra. Almeno non è la motivazione primaria. «Lo faccio perché sappia come e dove rintracciarmi in pochi istanti nel caso in cui succeda qualcosa». Giada (il nome di fantasia è usato perché la professionista che parla teme di correre ancora più rischi per la sua incolumità rivelando la sua vera identità) è una dottoressa 29enne di Pordenone. Non è in polizia, né nell'esercito, come l'incipit potrebbe far pensare. Lavora nella continuità assistenziale, viaggia casa per casa, visita pazienti. Stetoscopio, valigetta e geolocalizzatore sullo smartphone sempre acceso. Perché il mestiere del medico porta a porta è diventato anche questo: rischi, troppi.

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino