San Donà, orrori in casa di riposo: chiuse le indagini, decine di accuse

SAN DONA' DI PIAVE La residenza sanitaria per anziani al centro dell'indagine della Procura
VENEZIA - Dal 2019 fino al 14 marzo il Reparto Viola della casa di riposo “Monumento ai caduti” di San Donà di Piave è stato l’epicentro...

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VENEZIA - Dal 2019 fino al 14 marzo il Reparto Viola della casa di riposo “Monumento ai caduti” di San Donà di Piave è stato l’epicentro dell’orrore. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dal sostituto procuratore di Venezia, Andrea Petroni, mette in fila uno dopo l’altro i nomi di ventinove anziani ospiti della struttura e maltrattati. Nove di loro sono morti negli anni e una di quelle croci potrebbe portare quattro operatori sanitari della Rsa di fronte alla Corte d’Assise perché con le loro percosse “avevano prodotto” la morte di un’anziana. Nel bestiario di accuse, anche le violenze sessuali su donne che non potevano muoversi. Oltre alle minacce e agli schiaffi dati senza nessun motivo.


LE VIOLENZE
Ai cinque indagati principali - Fabio Danieli, Maria Grazia Badalamenti, Davide Barresi, Anna Pollazzon e Margie Rosiglioni - e agli altri quattro operatori socio sanitari che ora rischiano il processo, la procura contesta decine e decine di episodi di maltrattamenti, anche se un calcolo preciso non può essere fatto dal momento che più reati venivano ripetuti su diversi ospiti. Come la mancata somministrazione dei pasti, con Danieli che “dissimulava di averli distribuiti, versando le portate pressoché intere in alcuni contenitori”. Il resto sono offese - “con il primo pugno ti butto giù i denti rimasti”, “devi morire solo, ti butterei la bacinella in faccia”, “guarda che ti arriva un pugno che ti ammazzo”, solo alcuni esempi -; minacce - “guarda che arriva Fabio (Danieli, ndr) quello che ti mena” -; ma anche schiaffi, pannolini buttati sul volto, anziani non cambiati.


COSTOLE ROTTE
Uno degli episodi più gravi contestati dal pm Petroni è il maltrattamento nei confronti di un’anziana ospite del Reparto Viola della “Monumento ai Caduti”. Più volte la donna è finita nel mirino degli Oss violenti ed è morta il 24 febbraio 2023 dopo un ricovero in ospedale per degli ematomi comparsi all’improvviso sul suo corpo. Secondo l’architettura disegnata dal pm, quegli ematomi avrebbero velocizzato la morte della donna. Un episodio che viene contestato a Danieli, Badalamenti, Pollazzon e Rosiglioni e che potrebbe costare una pena fino ai 24 anni. Scrive la procura che “per l’effetto delle condotte violente e maltrattanti” da parte dei quattro Oss, era stato “prodotto il decesso” dell’ospite “quale conseguenza delle plurime fratture a lei prodotte e delle plurime percosse e ripetute vessazioni psicologiche”. Il limite sarebbe stato raggiunto il 2 febbraio 2023 quando la coppia formata (anche nella vita) da Danieli e Badalamenti aveva causato alla donna la frattura della quinta, sesta e settima costola di destra. 


GLI STUPRI
Non solo maltrattamenti. Davide Barresi - assistito dagli avvocati Giorgio e Luca Pietramala - dovrà difendersi dall’accusa di violenza sessuale su quattro anziane. Barresi era stato arrestato a novembre 2022, quando le telecamere installate nella Rsa per indagare sui maltrattamenti all’interno del Reparto Viola lo avevano immortalato mentre stuprava tre pazienti: solo per quei tre episodi verrà processato il 20 settembre. 
Le indagini successive avevano ampliato il numero delle vittime.


IN CASSAZIONE


L’inchiesta sugli orrori alla Rsa di San Donà esplodeva il 14 marzo con l’arresto di Fabio Danieli, Maria Grazia Badalamenti (entrambi ancora in carcere), Anna Pollazzon e Margie Rosiglioni, loro ancora ai domiciliari. Il Riesame aveva respinto la richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati Alberto Zannier, Marco Zampini, Roberto Zanata e Francesco Pavan, spiegando che è da evitare che i quattro tornino - in ogni modo, anche da privati, anche in nero - a lavorare come Oss. Perché di fronte ad un altro anziano da accudire, potrebbero di nuovo maltrattarlo. Il 17 luglio se ne discuterà in Cassazione.
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Il Gazzettino