Donne, un protocollo anti molestia anche per il sostegno alle vittime

Le sedie vuote in piazza a Rovigo
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MESTRE - Una situazione che si ripete ogni giorno. Toni aggressivi, insinuazioni o minacce. Ma anche commenti osceni, approcci sgraditi o ripetute richieste di appuntamento. La violenza, in ufficio o nel posto di lavoro, non è solo uno schiaffo o un pugno. Anche un atteggiamento ambiguo, confidenziale o autoritario, può degenerare in momenti di umiliazione e disagio. Se a tutto questo poi si aggiunge l'incertezza per il posto di lavoro, e magari un contratto che non dà garanzie, alzare la testa è ancora più difficile. «Bisogna saperla riconoscere: si chiama molestia» hanno detto Maria Cristina Marzola e Federica Vedova della Filt Cgil Veneto che, in occasione della «Giornata internazionale contro la violenza sulla donna», hanno presentato un nuovo progetto di sensibilizzazione su questo tema. Primo passo, il «Protocollo di prevenzione e gestione delle molestie», firmato ieri da Filt e da 7 aziende del settore trasporti: Atv (azienda dei trasporti di Verona), Hangartner terminal, Dhl, Athena, Zust Ambrosetti e la Lega delle Cooperative, che riunisce 460 cooperative venete. «Ma sono molte di più quelle che hanno già deciso di firmare» aggiunge Marzola. Attraverso questa convenzione, le aziende si impegnano a condividere con Filt un percorso formativo rivolto inizialmente ai delegati sindacali (e successivamente a tutti i lavoratori) sulla tutela della vittima della molestia. «Partiamo da questo settore perché le ultime ricerche rivelano che proprio i mezzi di trasporto pubblici e le stazioni sono i luoghi in cui avvengono più frequentemente molestie fisiche. Ed è sempre in questo settore che si registra una crescita del 20% di donne tra i dipendenti» spiega Marzola.


L'obiettivo, come spiega Vedova, «è arrivare a un codice di condotta condiviso anche nel settore privato e far capire ai lavoratori che non ci saranno ripercussioni in caso di denuncia». Perché il problema - secondo la garante nazionale Lega Cooperative, Laura Baldo - è proprio la paura di perdere il posto. «Le nostre cooperative si occupano principalmente di pulizie e impiegano quasi esclusivamente donne - afferma Baldo - Spesso pensano di dover compiacere un dirigente o la persona per cui si lavora e temono di mettere a rischio il proprio posto di lavoro. E da una posizione subalterna non scatta mai una denuncia». Altro obiettivo è una campagna virale di 52 messaggi settimanali lanciati da Filt Veneto tramite Facebook e Twitter. Il primo è stato pubblicato ieri: «No a comportamenti indesiderati che creano imbarazzo i disagio. Sì a lavorare nel rispetto reciproco». E di «protocollo condiviso» ha parlato anche l'ordine degli psicologi del Veneto che per la sua nuova campagna contro la violenza sulle donne sceglie di nuovo il web. Attraverso l'hashtag #amoremalato invita quindi i cittadini, ma soprattutto Asl e Comuni, ad affidarsi a specialisti per affrontare casi di violenza. «In Veneto il 34,3% delle donne dichiara di aver subito, almeno una volta nella vita, un episodio di violenza - spiega il presidente dell'ordine, Alessandro De Carlo - E ci sono casi in cui non basta il supporto del prete o di una persona amica. Perché non si tratta solo di curare le ferite ma anche di andare alle cause».


In tutto il Nordest ieri si sono succedute le manifestazione a sostegno delle donne, come il flash mob a Pordenone. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino