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PADOVA - Una paziente della comunità “Casa mamma romana” di via Citolo da Perugia, nel maggio del 2018, sarebbe stata più volte abusata sessualmente all’interno della struttura. Sul banco degli imputati, davanti ai giudici del Tribunale collegiale, è finito lo psicologo e psicoterapeuta Giuliano Guadagni di 63 anni. Il pubblico ministero Giorgio Falcone, titolare delle indagini, ieri ha chiesto per il professionista una condanna a sei anni. Mentre l’avvocato di parte civile Alessandro Lombardo del foro di Venezia, ha chiesto per la presunta vittima un risarcimento danni di circa 30 mila euro. Lo psicologo, difeso dai legali Ivan Bottazzo e Giuseppe Fucito del foro di Vicenza, ha sempre dichiarato la sua innocenza. La prossima udienza, con la lettura della sentenza, è stata fissata per il 17 maggio.
I FATTI
La donna, oggi di 47 anni, nel maggio del 2018 era ricoverata nella comunità onlus Opera Magnificat “Casa mamma romana”. È stata sottoposta a una serie di cure farmacologiche, ma doveva anche essere seguita da uno psicologo e psicoterapeuta.
Così le è stato affiancato Guadagni per una serie di sedute. Nel frattempo alla paziente, proprio alla fine del mese di maggio, sarebbe stata cambiata la terapia con i farmaci. Secondo l’accusa questa novità le avrebbe giovato in termini di attenzione mentale. La donna sarebbe stata più vigile e più presente alla realtà.
E il 31 maggio del 2018, dopo una visita con lo psicologo, sarebbe uscita da una stanza della clinica urlando e giurando di essere stata violentata.
LA DIFESA
Lo psicologo Guadagni fin dall’inizio ha proclamato la sua innocenza. Agli inquirenti ha dichiarato di non avere mai sfiorato quella paziente. Non solo, ha raccontato di essere stato incastrato dalla donna perchè lei si era innamorata di lui senza essere corrisposta.
Sul fazzoletto sporco del suo liquido seminale, ha detto che lo aveva gettato in un cestino della clinica e poi lei lo ha raccolto così da architettare la sua vendetta. Sul perchè si sarebbe masturbato all’interno della struttura, ha ricordato agli investigatori di essere affetto da una patologia.
Mentre ieri i suoi due legali, in aula davanti al Collegio, hanno sottolineato come il loro assistito non abbia mai fatto pressione sui responsabili della comunità per effettuare delle sedute private con la paziente. Inoltre hanno riportato il racconto di una dipendente della struttura, la quale aveva dichiarato di come Guadagni durante tutte le sue visite fosse sempre accompagnato da un assistente e non fosse mai entrato in una stanza da solo con la donna. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino