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PADOVA - Violenza sessuale aggravata su quattro donne ricoverate, mentre erano stordite dai farmaci. Questa la pesante accusa nei confronti di un infermiere 39enne in servizio nell'ospedale di Cittadella, che fa capo all'Ulss 6 Euganea. Proprio all'interno del nosocomio, mercoledì l'uomo è stato arrestato dai carabinieri della stazione della città murata. I militari hanno eseguito l'ordine di custodia cautelare in carcere emesso dall'autorità giudiziaria di Padova. L'infermiere è stato prelevato mentre si trovava al lavoro. Gli è contestato il reato di violenza sessuale aggravata e plurima.
Le violenze sulle pazienti sotto farmaci
Le indagini dei carabinieri sono cominciate nel maggio scorso in seguito alla denuncia di una donna. La paziente ha raccontato che mentre era ricoverata nella struttura ospedaliera, in un reparto su cui è stato mantenuto il massimo riserbo, era stata più volte palpeggiata dall'infermiere, mentre era sottoposta ad un trattamento con l'assunzione di farmaci.
I provvedimenti dell'Ulss
Sulla vicenda Paolo Fortuna, direttore generale dell'Ulss 6 Euganea, commenta: «Nutro la massima fiducia nel lavoro della magistratura e delle forze dell'ordine, che ringrazio. L'azienda sanitaria aveva già attivato il procedimento disciplinare e segnalato i fatti all'autorità giudiziaria. Nei confronti dell'interessato erano stati adottati i provvedimenti previsti dal contratto nazionale di lavoro: sospensione cautelare in attesa delle attività istruttorie da parte della magistratura, con successiva assegnazione ad altra unità operativa, non a contatto con il pubblico». L'azienda sanitaria ribadisce quindi di aver agito a tutela delle parti coinvolte. Si attendono ora gli sviluppi dell'inchiesta che, com'era ovvio, ha destato non poco scalpore. Nella struttura di Cittadella, una delle eccellenze del sistema sanitario del Veneto, non si ricorda un episodio simile. Nell'attesa che si faccia definitiva chiarezza, la fiducia nei numerosi operatori della struttura è massima: «Se responsabilità c'è, dovrà avere la prevista pena di giustizia, si dovranno supportare le vittime, ma tutto questo non deve ricadere sul settore, che da anni è messo a dura prova dalla pandemia e dalla carenza di personale».
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