Violenza sessuale sulla badante: si scusa e la risarcisce con 15mila euro dodici

Tribunale di Treviso
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BREDA - Una storia processuale lunga 12 anni. E non è probabilmente ancora conclusa. Ma, nel frattempo, all'uomo accusato di violenza sessuale nei confronti della badante della suocera sono state riconosciute le attenuanti generiche perchè lui stesso si è detto dispiaciuto di quanto successo e ha risarcito la donna, una tunisina all'epoca dei fatti 46enne, con un assegno di 15mila euro.

TEMPI LUNGHI
La lentezza processuale si deve al fatto che la sentenza della Corte d'Appello, a cui l'imputato aveva fatto ricorso dopo la condanna a 5 anni in primo grado, era una copia del dispositivo di primo grado. La Cassazione non l'ha nemmeno presa in considerazione rinviando le carte ad altra sezione della Corte d'Appello per un nuovo verdetto. Che è arrivato ieri: il 76enne di San Biagio di Callalta è stato condannato a 3 anni e 4 mesi, riducendo quindi la pena inflittagli in primo grado, così come del resto la precedente disposizione dei giudici di secondo grado. L'uomo doveva rispondere dell'accusa di violenza sessuale avvenuta tra il 5 e il 15 agosto del 2011 nei confronti della badante. Secondo la ricostruzione della Procura la donna, separata dal marito, assisteva la suocera 80enne dell'imputato. Con i suoi modi e la sua avvenenza avrebbe acceso la fantasia dell'uomo, che all'epoca aveva 64 anni, e avrebbe ricevuto molteplici complimenti. Finchè, una notte, le era piombato in camera da letto, nel cuore della notte. La tunisina era addormentata e si sarebbe svegliata sentendo qualcuno che la toccava. Avrebbe cominciato a urlare svegliando anche l'anziana e, a quel punto, l'uomo sarebbe corso via, rientrando a casa sua, che si trova proprio di fronte a quella dell'anziana, a Breda di Piave. Nei giorni successivi l'uomo aveva tentato di scusarsi ricevendo picche dalla badante che, alla fine, dopo una ventina di giorni, si era licenziata.

IL TELEFONO ROSA


A quel punto la badante si era rivolto al sindacato chiedendo tutela ed era stata inviata al telefono rosa ed era stata assistita nel momento in cui formulava la denuncia. La donna, assistita dall'avvocato Stefano Pietrobon per la parte civile, ha ottenuto come risarcimento dei danni la somma di 30mila euro.
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Il Gazzettino