Lo aveva ospitato in casa, era nata una relazione sentimentale e poi lui avrebbe iniziato a picchiarla. Un incubo quello vissuto da una dona feltrina di 44 anni che si era...
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IL PROCESSO
Ieri mattina infatti, in Tribunale a Belluno, il gup Enrica Marson, era chiamato a decidere sul rinvio a giudizio del migrante, accusato di maltrattamenti in famiglia. Non è stato possibile però procedere: prima bisogna accertare che il migrante sia a conoscenza del procedimento. Non basta che quando venne indagato abbia nominato un avvocato di fiducia, Maria Stefania Brandi del Foro di Bari. Il legale infatti ha rinunciato al mandato e è stato nominato d’ufficio l’avvocato Nives Zanon dell’Alpago che ieri rappresentava il migrante in Tribunale. Ma il giudice vuole approfondire la correttezza delle notifiche e ha rinviato al 7 maggio: il 35enne infatti non può, per legge, essere processato a sua insaputa.
L’INCUBO
L’inferno nella casa della donna feltrina, che ha anche dei figli da una precedente relazione, si era scatenato dall’agosto 2018 al 27 novembre dello stesso anno. Quattro mesi solo in cui con cadenza settimanale e in particolare nei fine settimana il pakistano avrebbe percosso strattonato aggredito la donna. Tutto sarebbe nato a causa dell’abuso di alcol, sostanze a cui il migrante non riusciva a rinunciare. Così sarebbe anche arrivato a prendere la compagna per il collo, l’avrebbe minacciata di morte, l’avrebbe denigrata rimproverandola per le faccende domestiche fatte male, a suo dire. L’avrebbe poi umiliata anche di fronte ai figli della donna. La feltrina quando piombò in quell’inferno cercò in tutti i modi di liberarsi di quel compagno-mostro, ma non fu facile cacciarlo di casa. Alla fine, con l’aiuto dei carabinieri, riuscì a troncare quella relazione tornando alla normalità. L’uomo, indagato, ha sempre sostenuto di non aver fatto nulla di male, respingendo le accuse. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino