Violentò una quindicenne con la promessa di droga, marocchino condannato

Violentò una quindicenne con la promessa di droga, marocchino condannato
Cinque anni di reclusione per violenza sessuale. È questa la condanna che dovrà scontare il 23enne di origini marocchine Hadag Salah, ritenuto colpevole dal Collegio...

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Cinque anni di reclusione per violenza sessuale. È questa la condanna che dovrà scontare il 23enne di origini marocchine Hadag Salah, ritenuto colpevole dal Collegio del Tribunale di Rovigo presieduto dal giudice Nicoletta Stefanutti, di aver estorto un rapporto sessuale a una minorenne la scorsa estate in un paese della Bassa Padovana.


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I FATTI
I fatti risalgono all'agosto 2019, e più precisamente alla vigilia di Ferragosto, quando il marocchino, ufficialmente senza fissa dimora ma in quel periodo dimorante nel comune della Bassa, con la scusa di voler offrire a una quindicenne della marijuana l'ha convinta a seguirlo a casa sua, dove poi l'ha costretta a un rapporto sessuale. Durante il processo è emerso come il 23enne, sulle cui spalle già gravano, fra le altre cose, un provvedimento di espulsione ed una denuncia per aver fornito false generalità alle forze dell'ordine, avesse almeno tre alias diversi e fosse solito vivere di espedienti. La scorsa estate, in particolare, era pure dedito allo spaccio. E proprio così era entrato in contatto, secondo le ricostruzioni fatte in aula, con la giovanissima. La ragazzina si era vista promettere della marijuana se avesse seguito il marocchino a casa sua e così, ingenuamente, aveva acconsentito ad accompagnarlo. Una volta arrivata nell'appartamento dove in quel periodo viveva il pusher, avrebbe presto capito quali fossero le sue reali intenzioni e avrebbe cercato di andarsene, impaurita. A quel punto, però, il 23enne l'avrebbe costretta ad avere un rapporto, arrivando a dirle che altrimenti non l'avrebbe fatta uscire da lì.
IL PROCESSO

Umiliata e piena di vergogna, la giovane ha infine trovato la forza di raccontare l'episodio ai carabinieri, che hanno subito avviato le indagini, arrivando ad arrestare il 23enne dopo pochi giorni. Prima di arrivare alla sentenza, sono state raccolte in aula varie testimonianze. Anche la giovane vittima, nascosta dietro a un paravento, ha deposto in occasione della penultima udienza davanti al giudice. Attraverso i propri genitori, infatti, la ragazza si è costituita parte civile ottenendo infine dal Collegio il riconoscimento di risarcimento con una provvisionale di 20mila euro. La pena è stata più severa rispetto a quella chiesta dal pubblico ministero Andrea Bigiarini, che aveva proposto quattro anni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino