VERONA - (m.cr.) Il vino italiano vuol essere sempre più internazionale. La conferma arriva dalla 51esima edizione di Vinitaly che apre i battenti oggi a Verona. Una...
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«Dobbiamo guardare al futuro che nel mondo enologico non può prescindere dall'Oriente e dal suo grande protagonista: la Cina», ha detto il presidente di Veronafiere Maurizio Danese. Se per il vino Made in Italy la Cina rappresenta ancora un mercato-sfida con una quota del 5,6%, le esportazioni italiane nel 2016 fanno registrare un'inversione di tendenza con una crescita a valore che sfiora il 33% per oltre 120 milioni. Ma non tutti i produttori sembrano convinti che questo sia l'anno del grande salto. «Sono una centometrista ma sono convinta che in Cina - ha detto la produttrice veneta Marisa Allegrini, alla quale la rivista Usa Wine Spectator ha dedicato la copertina - occorre muoversi col diesel. Il vino italiano è protagonista negli hotel e nei ristoranti più a la page ma dobbiamo conquistare i consumatori finali. Le piattaforme web vendono di tutto e il vino deve trovare il modo di scalare posizioni nelle ricerche on line».
Tra le presenze di spicco al Vinitaly quella del commissario europeo all'Agricoltura Phil Hogan con il quale il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina celebra i 60 anni dei Trattati di Roma portando a Vinitaly la riflessione sulla Pac. Martina ha parlato anche della tassa sulle bevande gassate: «Va scongiurata. Non siamo per aumenti di tasse, credo che le misure di Equitalia e di lotta all'evasione fiscale siano più che sufficienti». Una tassa bocciata anche da Riccardo Illy, patron dell'azienda vinicola di Montalcino Mastrojanni, una delle 104 selezionate da Wine Spectator: «Non si può utilizzare il metodo Montessori per i cittadini. Sulle scelte di consumo gli adulti devono essere responsabili».
Presentata a Verona anche la piattaforma italiana multiregionale di garanzia che vuole assicurare i prestiti destinati a finanziare gli investimenti connessi ai Programmi di Sviluppo Rurale. In totale, 485 milioni a sostegno degli investimenti delle imprese con una quota di 150 milioni da Cdp e 20 dall'Ismea. In base alle stime potranno mobilitare circa un miliardo di investimenti. Questo primo esperimento ha visto l'adesione di Piemonte, Toscana, Umbria, Campania, Puglia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Calabria. «L'obiettivo è quello di stimolare e rendere più semplice l'utilizzo dei fondi di sviluppo rurale», ha commentato Martina. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino