VENEZIA - Perfino a Venezia, nelle sue vigne tra centro storico e isole, è tempo di vendemmia. Un'attività tanto antica quanto complessa che l'associazione...
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L'ANNATANello scorso fine settimana una quarantina di soci famiglie con bimbi, 50enni amanti del vino e pensionati hanno potuto già vendemmiare il bianco nell'isola di S. Michele e a Malamocco, riempiendo circa 50 cassette. Insomma, l'annata poco propizia è l'amara previsione porterà questa volta alla produzione di un unico vino frutto di uvaggi, ossia di un mescolamento di uve diverse, proprio come si faceva una volta. D'altronde la caratteristica dell'associazione, che oltre alle vigne di S. Michele dove l'uva viene pigiata e dov'è situata la cantina cinquecentesca dei frati, salvata dall'abbandono e Malamocco ne ha in gestione altre due alla Giudecca e alle Vignole, è quella di riprodurre i sapori di più di cent'anni fa. E attraverso un sistema di vinificazione arcaico, senza l'aiuto di macchine, pigiando l'uva (portata a S. Michele con la barca) con piedi e mani, facendola fermentare nel tino spontaneamente. Senza l'aggiunta cioè di lieviti e tenendola nelle botti per quasi un anno prima dell'imbottigliamento. Il risultato, un vino lagunare fedele ai vitigni tipici di queste parti tra Merlot, Glera, Lambrusco e non solo che, in quanto non in vendita, può essere assaporato solo dai soci (salvo le occasioni di degustazione itinerante).
Quella di Laguna nel bicchiere è una storia che muove i primi passi già nel 93, grazie al fondatore Flavio Franceschet, scomparso qualche anno fa, che pensò di coinvolgere i suoi studenti in un'esperienza unica nel suo genere, facendo loro raccogliere l'uva dei frati di S. Francesco della Vigna, con l'obiettivo di catturare i colori, gli odori e i sapori del territorio lagunare. Finché, ormai in pensione, la sua missione divenne quella di riscoprire i conventi produttori e le vigne abbandonate, proteggendo un territorio dimenticato, salvaguardandone paesaggio e tradizione. E lo fece proprio creando l'associazione, che ancora oggi tiene fede all'eredità ricevuta dal proprio padre fondatore.
LE ALTREA Venezia di vigne attive se ne contano parecchie: basti pensare a quelle di Mazzorbo, S. Francesco della Vigna o dei frati Scalzi, per non parlare dei religiosi alla Giudecca. «È un'attività sottolinea De Antonia che si sta riscoprendo da una decina d'anni. E il motivo è anche economico: in fondo qualsiasi cosa venga prodotta a Venezia ha successo». «I vini di laguna spiega Simone Salin, responsabile della cantina hanno delle caratteristiche proprie rispetto a quelli veneti in generale: sono poco alcolici, a bassa acidità e mantengono un leggero sapore di salsedine che, nel Merlot di Malamocco nato fra laguna e mare, è più accentuato».
Marta Gasparon Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino