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VOLPAGO DEL MONTELLO (TREVISO) - Amore per la libertà e per la sua terra. Con una grande sogno: competere con i più grandi Merlot del mondo. Tanto da aver dato ad uno dei suoi tre cani il nome di "Pétrus", come quello del celebre château del Bordeaux, vero monumento dell'enologia mondiale (parliamo di vini da oltre 5.000 euro a bottiglia, per capirci). Una sfida all'apparenza impossibile, che solo un carattere forte e deciso (e anche con un pizzico di follia) può avere in mente di affrontare. Lanciata dal Montello da una donna che, nella di sfide ne ha affrontate davvero tante. Alcune vinte, altre no. Ma tornando sempre in piedi ad affrontare la vita a viso aperto. Lei è Ida Agnoletti (nella foto di Renato Vettorato), classe 1965, titolare, proprietaria unica, enologa dell'azienda agricola che porta il suo nome. «A parte la vendemmia, dove mi aiutano alcuni collaboratori, faccio tutto io. Persino le etichette».
IL PERSONAGGIO
Ida abita, insieme alla madre, di 100 anni, nel grande podere di famiglia a Selva del Montello. A 11 anni la prima folgorazione: «Era il 4 dicembre 1976, lo ricordo bene perché era il giorno del mio compleanno, rimasi affascinata da una rivista di cucina vista in edicola, tanto da voler a tutti costi abbonarmi.
IL PROGETTO
Oggi Ida coltiva sette ettari di vignetoblend merlot-cabernet sauvignon soprattutto, ma anche incrocio Manzoni e glera produce 6-700 ettolitri di vino l'anno e ha in catalogo una decina di etichette, sei rossi principalmente Merlot e Cabernet Sauvignon, due bianchi (Prosecco Tranquillo e incrocio Manzoni 6.0.13), e due frizzanti, un Prosecco Asolo Docg ed una versione fermentata sui lieviti, tutte dai nomi fantasiosi: "La Ida", "Selva n. 55", "Seneca", "Vita", "Love is", "Psl Always". Ha anche dato un buon contributo alla riscoperta della Recantina, vitigno autoctono a bacca nera, quasi estinto all'inizio del Novecento e recuperato solo negli ultimi anni, che ha ripianato come vigneto sperimentale due anni fa.
IL TOCCO
Vini forti e di carattere, dunque, proprio come lei. «Sì, molte guide scrivono proprio così: che i vini sono un riflesso del mio carattere. Sono orgogliosa, certo, perché non è da tutti trasmettere il proprio io al vino ma non credo sia del tutto vero. Penso piuttosto che nascano già di carattere per conto loro, il mio lavoro è piuttosto far emergere il territorio Montelliano. Questa è la mia forza».
Coraggio ma anche originalità e anticonformismo contro un mondo del vino che molte, troppe volte strizza l'occhio alle blandizie del mercato piuttosto che esaltare la territorialità. «Detesto le morbidezze e soprattutto quel gusto internazionale speziato. Il vino deve marcare il territorio, bisogna saperne tirar fuori l'anima, prediligendo eleganza ed equilibrio». E con questo pensiero Ida si sta preparando a lanciare a testa alta la sua sfida: «Farò un nuovo Merlot, completamente affinato in tonneaux, che uscirà solo nelle migliori annate. Voglio capire dove può arrivare questo territorio in un confronto alla cieca con i migliori merlot del mondo». Chapeau. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino