Villa Nani Mocenigo: svelati i segreti nascosti per secoli nell'antica dimora

Villa Nani Mocenigo
CANDA - Importanti rivelazioni sulla paternità di Villa Nani Mocenigo sono arrivate sabato scorso nella sala Comunità don Rodolfo Ravara di Canda alla...

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CANDA - Importanti rivelazioni sulla paternità di Villa Nani Mocenigo sono arrivate sabato scorso nella sala Comunità don Rodolfo Ravara di Canda alla presentazione del documentario, edito dal Centro culturale cittadino Il Granello di senape dal titolo Villa Nani Mocenigo, storia ed evoluzione di una villa di campagna. Sulla base della tesi di specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del giovane architetto di Forlì Enrico Montalti, presente alla serata, il progetto architettonico cinquecentesco non può essere attribuito a Vincenzo Scamozzi, né tantomeno il suo ampliamento a Baldassarre Longhena o Girolamo Frigimelica.

LA RIVELAZIONE

«L'attribuzione della villa allo Scamozzi è stata resa probabile dallo storico Giuseppe Fiocco nel suo elenco degli edifici monumentali veneti ha spiegato l'architetto Montalti ma nessun documento lo attesta. Certamente la facciata afferisce alla sua scuola, mentre sulla questione di Longhena e Frigimelica ci sono delle evidenti incongruenze storiche, tanto che lo si può escludere con certezza sulla base del periodo in cui fu realizzata la facciata».

GLI AFFRESCHI

Anche gli affreschi interni non possono essere, come è stato ipotizzato, di Girolamo Mingozzi Colonna. Probabilmente la sua attribuzione è dovuta al fatto che Mingozzi Colonna fu allievo di Antonio Francesco Ferrari, autore certo dei dipinti della sala delle finte architetture della villa, mentre il padre Francesco Ferrari dipinse la sala delle Virtù di Venezia. «Il granello di senape è nato nel 2020 per offrire una proposta culturale di ampio respiro spiega il presidente Andrea Totolo ma purtroppo con il lockdown eravamo limitati. Quando siamo venuti a conoscenza di questa tesi dell'architetto Montalti sulla villa, lo abbiamo subito contattato perché la sua ricerca era molto dettagliata e rigorosa e meritava di essere divulgata. Ci siamo messi al lavoro per creare un documentario che restasse patrimonio di tutti e che mostrasse una parte di storia di Canda e del Polesine, con delle sorprese e novità anche dal punto di vista storico».

LA RICERCA

La ricerca, affidata a Manuela Tavian, Sabina Celio e Annamaria Piccolo, nel documentario parte dal 1200 e racconta le vicissitudini di una terra contesa tra Veneziani ed Estensi, resa fertile nel tempo da un'importante opera di bonifica e di una famiglia nobile veneziana, i Nani appunto, la cui discendenza viene sviscerata nel dettaglio. Un lavoro storico e documentale, quello del Centro culturale, di pregevole fattura e di sicuro interesse che ora si può visionare anche sulla pagina Facebook de Il granello di senape.
 

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Il Gazzettino