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di Giulia Zennaro
VIGONOVO - Più di mille persone hanno sfilato a Vigonovo ieri pomeriggio alla "passeggiata arrabbiata" organizzata dal collettivo transfemminista Artemisia, con la partecipazione di Non una di meno e del collettivo Squeert, per chiedere giustizia per Giulia Cecchettin e un cambiamento della narrazione sui femminicidi. Slogan, musica e tanta rabbia: quella rabbia costruttiva che Elena Cecchettin, la sorella della giovane uccisa, ieri assente all'iniziativa pubblica, ha chiesto fin da subito che venisse canalizzata in azioni concrete, anche da parte delle forze dell'ordine e del governo, per abbattere il triste record di una donna uccisa ogni tre giorni. Gino Cecchettin, papà di Giulia, ha condiviso sui social la frase "L'unica mano alzata su una donna deve essere quella per invitarla a ballare".
LE SPIEGAZIONI
Una passeggiata rumorosa - chiavi agitate in aria, anche qualche pentola e coperchio che ha percorso per le strade del centro del paese, senza passare tuttavia davanti alla casa dei Cecchettin, una forma di rispetto dopo l'esposizione mediatica continua cui la famiglia di Giulia è stata finora sottoposta. Artemisia, organizzatore dell'iniziativa, è un "collettivo transfemminista": definizione che intende la lotta femminista come rivolta alla liberazione di tutte le donne e le soggettività trans e non binarie, con la convinzione che solo attraverso la lotta di tutte le identità sessuali si potranno raggiungere parità e uguaglianza. "Ci vogliamo vive e libere", lo slogan sullo striscione in apertura del corteo. Lavinia Vivian, portavoce del collettivo, ha sottolineato come gli slogan "bruciamo tutto" e "per Giulia distruggete tutto", spesso al centro di polemiche perché giudicati sovversivi e radicali, non vadano intesi letteralmente ma debbano essere un invito metaforico (ma nemmeno così tanto) a rovesciare un sistema e un sentire endemico di matrice patriarcale, che investe tutta la società a più livelli. «Non dovrebbe essere necessario spiegarlo, ma lo facciamo lo stesso», ha detto l'attivista, «che se per qualcuno la rabbia si traduce in sopraffazione e violenza, per noi è una rabbia giusta, legittima, che rappresenta tutta la nostra indignazione.
GLI SLOGAN
Durante il percorso, dal parcheggio Eurospar al municipio, sono stati esposti numerosi cartelli, con slogan tutt'altro che "tiepidi": "Mi proteggono le mie sorelle, non gli sbirri, non i fascisti e non i padroni", "Il tempo del potere maschio, etero, cis (le persone la cui identità di genere coincide con quello assegnato alla nascita, ndr), non disabile e bianco è finito", "Di questo dolore faremo rivoluzione". E poi le parole diventate celebri durante le manifestazioni delle donne iraniane contro il regime degli ayatollah: "Donna vita libertà". Tanti anche gli slogan gridati dai manifestanti: "Insieme siam partite, insieme torneremo, non una, non una, non una di meno", "La lotta femminista ce l'ha insegnato, il vero nemico è il patriarcato". Davanti al municipio di Vigonovo, dove campeggia la gigantografia di Giulia con i fiori e gli omaggi per la giovane che occupano l'intera scalinata, gli attivisti si sono fermati per lasciare uno striscione: "Educazione non punizione".
IN FRIULI VENEZIA GIULIA
E in centinaia ieri sera hanno preso parte anche alla manifestazione di Barcis (Pordenone) per ricordare Giulia. Alla fiaccolata, a pochi chilometri dal luogo del ritrovamento, tante famiglie, salite in Val Cellina non solo dalla provincia di Pordenone e dal bellunese ma dall'intero Veneto. Tutti uniti nell'intento di dire no alla violenza sulle donne. Giulia Zennaro
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