TREVISO - Il vicino di casa, l’amico di famiglia sarebbe stato in realtà un pervertito, un pedofilo. A incastrarlo prima le parole di una bambina di 11 anni e poi la...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
All'inizio 2013 la ragazzina, come spesso le capitava, sale dal secondo al terzo piano per incontrare e giocare con una coetanea, la figlia del presunto "orco". Suona il campanello e ad aprirle la porta è il padre dell’amichetta. Immediato l’abuso sessuale. L’uomo, secondo quanto emerso dall’indagine, l’avrebbe stretta e baciata, sulla bocca.
Un comportamento che al 40enne, assistito dall’avvocato Elisa Berton, è costato l’accusa di violenza sessuale continuata (ci sarebbe più di un episodio) su una bambina di meno di 11 anni. Nel procedimento, che tra qualche settimana sarà esaminato dal giudice dell’udienza preliminare Silvio Maras, si sono costituiti parte civile i genitori della bambina che, assistiti dall’avvocato Giuseppe Pio Romano, avrebbero formalizzato una richiesta di risarcimento danni superiore ai 100mila euro.
Nel corso dell’incidente probatorio la bambina, sentita in un luogo protetto, ha risposto a tutte le domande del pm Sanzari, del giudice e dell’avvocato difensore Berton. Non si trattò di un vero "confronto", anche se era presente l’indagato (a parlare fu solo la bambina), ma un espediente voluto dalla Procura per cristallizzare gli elementi di prova raccolti dagli investigatori. Il 40enne, secondo l’accusa, avrebbe approfittato della familiarità con la piccola vittima per appartarsi con lei e dare sfogo ai propri istinti bestiali. Un’accusa che l’uomo avrebbe però sempre respinto con forza. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino