Brasiliana fermata a Tessera. In valigia aveva 80 pastiglie di Viagra "proibito": «È per un amico»

In valigia aveva 80 pastiglie di Viagra "proibito": «È per un amico»
In valigia aveva 80 pastiglie di Viagra "proibito". Per questo una 48enne brasiliana è finita a processo. Ma la donna, difesa dall'avvocato Daniele Panico,...

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In valigia aveva 80 pastiglie di Viagra "proibito". Per questo una 48enne brasiliana è finita a processo. Ma la donna, difesa dall'avvocato Daniele Panico, è riuscita a dimostrare che le pillole dell'amore erano per un amico trevigiano ed è stata assolta. Era accusata di importazione e commercializzazione illegale di medicinali.

LA VICENDA
La sudamericana, residente a San Donà di Piave e sposata con un imprenditore trevigiano, era stata sorpresa con il "carico" illegale all'aeroporto di Tessera la sera del 23 febbraio 2020. Era appena sbarcata a Venezia con un volo proveniente da Rio de Janeiro. Dopo aver ritirato i bagagli, ha superato la Dogana con disinvoltura. E alla domanda degli agenti su eventuali merci da dichiarare ha risposto scuotendo il capo: «No, ho solo vestiti». Probabilmente non sapeva che le 20 scatole di Viagra brasiliano erano illegali in Italia. Questo prodotto, infatti, sulla base del principio attivo contenuto ("Citrato de Sildenafila") è inserito nella tabella dei farmaci che non possono essere liberamente importati e commercializzati nel nostro Paese. È la versione generica del Viagra: pillole che la donna aveva acquistato oltreoceano approfittando dei prezzi più convenienti. Era scattata dunque la denuncia da parte della guardia di finanza.


IL VERDETTO


Il processo, in rito abbreviato, si è chiuso nei giorni scorsi in tribunale a Venezia. Oltre alla donna, in aula avevano sfilato diversi testimoni, tra cui il destinatario delle pillole blu. Si tratta di un 60enne trevigiano di origini brasiliane. L'uomo ha spiegato di essere stato lui a chiedere alla 48enne quel "souvenir", come aveva sostenuto fin da subito la difesa, smontando l'ipotesi secondo cui la donna intendesse commercializzare illegalmente il farmaco. Il giudice ha creduto alla ricostruzione emersa nel corso del dibattimento e alla fine ha assolto l'imputata con formula piena, perché il fatto non sussiste. Il pm ne aveva chiesto invece la condanna a 6 mesi di reclusione e 5mila euro di ammenda. Di sicuro nei prossimi viaggi, la 48enne starà più attenta a cosa trasporta in valigia. (mep) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino