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CISON - Un’avventura in Afghanistan, nel paese in mano ai talebani, terra affascinante ma dove il rischio di combattimenti, attentati e sequesti è elevato, che il cisonese Pietro Toffolatti non potrà dimenticare facilmente. Titolare di un’azienda con sede a San Vendemiano che si occupa della vendita di moto, quad e cingolati, lo scorso mese, appoggiandosi al gruppo di Overland capitanato da Filippo Tenti ha potuto seguire le rotte battute con la spedizione televisiva Overland18, si è lanciato, a 71 anni, alla scoperta dell’Afghanistan. Toffolatti non è nuovo ad imprese di questo genere: nel 2018, partendo da Cison a bordo di un fuoristrada, passando per Italia, Slovenia, Repubblica Ceca, Polonia, Ucraina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, percorse 15mila km fino ad arrivare a Pechino. «Un’esperienza unica che mi ha regalato forti emozioni. Viaggiando su fuoristrada e prendendo due voli all’interno del Paese, ci siamo mossi tra le province di Bamiyan, Mazar-i Sharif, Herat e Kabul, riuscendo in due settimane a visitare gran parte del territorio afghano -racconta - gli afghani sono un popolo meraviglioso ma poverissimo, soprattutto al sud dove il clima desertico rende impossibile le coltivazioni. Al nord, la presenza di alcuni grandi fiumi favorisce invece agricoltura e pastorizia rendendo le condizioni di vita un po’ migliori».
I CONTROLLI
Situazione difficile, dunque, con il regime talebano che rende ancora più tragica la situazione. «Sono dappertutto.
LE MERAVIGLIE
«Sono due i siti e ho avuto il privilegio di visitarli entrambi. Ci siamo recati sia al mitico Minareto di Jam, sia al sito del paesaggio culturale e archeologico della Valle di Bamyan, teatro di uno dei più grossi scempi commessi dai talebani: dove c’erano i grandi Buddha, ora ci sono due enormi buchi, una ferita a uno dei luoghi più incredibili del mondo. Il turismo potrebbe essere una delle grandi fonti di sostentamento del Paese, ma la crudezza del regime e il costo dei permessi lo rende impossibile, favorendo invece i traffici di armi e di oppio che stanno proliferando». Ma che esperienza è stata? Alla fine, Toffolatti non ha dubbi. «Porterò l’Afghanistan e la sua gente nel cuore. Ho dormito in hotel ma anche nelle loro case e ho mangiato i loro cibi a base di ortaggi e agnello. Sono poveri ma pieni di dignità e vivono in una terra bellissima; il color blu lapislazzulo dei laghi di Band-e Amir da soli valgono un viaggio in Afghanistan». La prossima meta? «A dicembre in Algeria con i camion».
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Il Gazzettino