Accoltellamento di via Piave, la vittima: «Ultima violenza di una vicenda che dura da due settimane»

Il Caf di via Piave di cui è titolare il bengalese aggredito e accoltellato venerdì sera
MESTRE -  L’accoltellamento di venerdì sera in via Piave non è nato dal nulla: è l’ultimo atto di una vicenda che va avanti da oltre due...

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MESTRE -  L’accoltellamento di venerdì sera in via Piave non è nato dal nulla: è l’ultimo atto di una vicenda che va avanti da oltre due settimane. A raccontarlo è la stessa vittima, Rahman Motiur, 41enne bengalese titolare del Caf al civico 109 di via Piave. «Quindici giorni fa stavo tornando a casa dal lavoro e un uomo, un africano grande e grosso, mi ha bloccato la spalla prendendomi portafogli e cellulare - spiega - A quel punto mi sono messo a inseguirlo quando mi sono ritrovato davanti quell’uomo che mi ha detto: “Io lo conosco, lascia fare a me. Dammi venti euro e ti faccio riavere subito il cellulare”. Io glieli ho dati, ma lui è sparito nel nulla. Dopo un po’ me ne sono andato». Sembrava finita lì, fino a venerdì sera. «Quel tipo me lo sono ritrovato di nuovo davanti al negozio - continua - mi ha chiesto una sigaretta. “Ehi amico, dammene una”. Gli ho risposto che non ero suo amico e che aspettavo ancora il mio telefonino dopo che l’avevo pagato. A quel punto lui mi ha risposto: “Va bene allora dammi duecento euro e te lo riporto subito”. Io mi sono rifiutato e lui ha dato di matto». L’uomo urla, sbraita, dice di essere “il capo della via”. «Ha detto “io sono il capo di questa strada, sono vent’anni che vivo qua. Non sono come gli altri africani”. A quel punto ha cominciato a colpirmi con dei pugni, ho reagito per difendermi e a quel punto è spuntato il coltello». Ha riportato diverse ferite, Rahman. Una sotto l’occhio, altre alle braccia, oltre ad aver preso vari colpi tra cui un pugno dritto in viso. «Mi hanno dimesso la mattina, sono rimasto a casa e ho dormito tutto il giorno per i dolori», conclude. La polizia non ha ancora rintracciato il suo aggressore. 


 

«BISOGNA REAGIRE»


L’episodio di Rahman non è un caso isolato e la comunità bengalese, ora, ha deciso di alzare la voce. «Adesso è ora di finirla, in due settimane abbiamo avuto quattro episodi di aggressione a persone della comunità bengalese - gli fa eco il suo amico Kamrul Syed, presidente della Venice Bangla School e portavoce dei bengalesi di via Piave - A Marghera hanno rapinato due nostri adolescenti dei loro monopattini, poi è successo a due negozianti di Corso del Popolo e via Cappuccina di ritrovarsi con le vetrine in pezzi. La città deve intervenire e ribellarsi a questo clima di insicurezza».

 

 

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Il Gazzettino