Via da San Marco una crociera su tre, a Marghera 70 giganti già dal 2019

MESTRE -  «Solo uno sconsiderato può pensare che sia possibile continuare a non fare nulla, ignorare i due incidenti che ci sono stati nel giro di un mese e non...

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MESTRE -  «Solo uno sconsiderato può pensare che sia possibile continuare a non fare nulla, ignorare i due incidenti che ci sono stati nel giro di un mese e non rendersi conto che dal 2012, l'anno del decreto Clini-Passera, la sensibilità generale e completamente cambiata». Pino Musolino, presidente dell'Autorità di sistema del mare Adriatico settentrionale (Adspmas) digerisce a fatica la prospettiva di portare le navi da crociera alle banchine dei terminal commerciali ma, «appunto, è cambiato il mondo, e se per otto anni nessuno si è mosso, mettendoci in difficoltà, ora non si può più evitare di farlo». Una cosa, però, vuole dirla per sgomberare il campo da equivoci pesanti: «È evidente che qualsiasi situazione che non vada a toccare ormeggi liberi, giocoforza va a toccarne di occupati ma stiamo lavorando assieme al Ministero dei Trasporti per non perdere un solo chilogrammo di merce e un solo posto di lavoro».

 

Il presidente dà queste assicurazioni mentre da ambienti romani arrivano indiscrezioni su quale sarà la portata della manovra che il Ministero conta di avviare subito: manovra che sarà in grado di spostare dal canale della Giudecca un terzo delle navi che da qui a fine anno sono previste alla Marittima. Considerando che delle 500 annuali, ne rimangono circa 220, se ne ricava che una settantina non passeranno per il bacino di San Marco ma ormeggeranno a Marghera. È la prima risposta pratica all'emergenza dopo i due incidenti della Msc Opera, che il 2 giugno si è incuneata tra la banchina di San Basilio e la nave fluviale River Countess, e della Costa Deliziosa che il 7 luglio, durante un temporale, ha rischiato di finire contro la Riva dei Sette Martiri. Le seconda risposta arriverà sull'organizzazione per tutto il 2020, organizzazione che dovrà essere attuata già a partire dal prossimo agosto dato che le compagnie dovranno adeguare tutta la propria programmazione.
«No comment» afferma il presidente Musolino, «solo il Ministero può parlare di provvedimenti sulle navi da crociera in questa fase. Posso solo dire, riguardo ai due incidenti, che ci sono delle indagini in corso e spero che evidenzino delle responsabilità e che, se saranno verificate, si traggano delle conseguenze. Noi non possiamo concederci questo lusso, dobbiamo trovare soluzioni e non perdere neanche un'oncia della nostra competitività sia sulle crociere sia sui traffici commerciali e industriali».
Il Porto, insomma, sta lavorando ma non può parlare perché il Ministero, per evitare confusioni e polemiche, vuole gestire la diffusione delle informazioni sull'argomento. Chiaro che le scelte annunciate da Roma nei giorni scorsi sul porto diffuso per le crociere tra il terminal traghetti di Fusina e Tiv e Trv di Marghera (rispettivamente dedicati a container e rinfuse varie) sono fatte sulla base di ipotesi che arrivano da Venezia. «Sì ma è il ministro che decide. Anche gli incontri con i terminalisti e gli operatori portuali, per sentire le loro necessità, li gestiamo noi anche se, per saltare passaggi e rendere le cose più veloci, abbiamo chiesto si possano tenere direttamente a Roma. Il fattore tempo in questa fase è determinante».
LE ALTERNATIVE

Fra le tre possibili soluzioni individuate, Fusina appare diversa dalle altre due perché, mentre i terminal di Marghera sono esclusivamente per le merci, quella di Fusina, ospitando i traghetti, già tratta merci e anche passeggeri. «Sì ma, non rivelo un segreto, tecnicamente può ricevere solo una piccola parte delle navi che il Ministero vuole spostare perché, in base alle norme internazionali Pianc (l'associazione mondiale delle infrastrutture per le vie d'acqua) che determinano anche le dimensioni delle banchine, le due di Fusina possono ospitare rispettivamente navi da 190 e da 220 metri di lunghezza, vale a dire unità da 50 o 55 mila tonnellate ossia quelle più piccole che arrivano a Venezia, mentre quelle più grandi da 90 mila tonnellate non ci stanno fisicamente».
Elisio Trevisan
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Il Gazzettino