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VERONA - Dovere dei sacerdoti in occasione delle tornate elettorali nelle città è far coscienza a se stessi «e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall'ideologia del gender, al tema dell'aborto e dell'eutanasia». È un passaggio della lettera inviata ai confratelli della diocesi dal vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti, datata 18 giugno, nel pieno della campagna elettorale per il nuovo sindaco della città. Compito degli ordinati, spiega Zenti, «non è schirarsi per partiti o persone, ma segnalare presenze o carenze di valori civili con radice cristiana».
Un polverone
Le dichiarazioni del vescovo hanno sollevato un polverone. «Mi sembra una gravissima ingerenza. Fuori dal tempo e dal galateo dei rapporti istituzionali. Delle intromissioni dirette della chiesa cattolica nelle elezioni non abbiamo nostalgia» ha commentato Carlo Calenda, leader di Azione. Critica anche Più Europa. «Una pesante stonatura alla vigilia del ballottaggio - dice Anna Lisa Nalin, componente della segreteria - I cittadini veronesi sono in grado di capire la propaganda senza fondamento e scegliere i valori rappresentati da chi propone una società aperta». L'ex sindaco Flavio Tosi invita invece a «non strumentalizzare la lettera del vescovo al clero». Elio Vito, appena uscito da Forza Italia chiede che «i partiti, la politica, tutta la politica, difendano la laicità dello Stato dalle ingerenze della Chiesa!».
Lettera del vescovo di Verona
Nella lettera il vescovo indica altri valori sulla cui presenza i fedeli dovrebbero far attenzione nel considerare i programmi dei candidati: «il tema della disoccupazione, l'attenzione alle povertà, alle disabilità, all'accoglienza dello straniero, ai giovani, alla scuola cattolica, a cominciare dalle materne».
Il Gazzettino