Video su Facebook delle vigilesse al cellulare e abusivi indisturbati: coppia a processo

Video su Facebook delle vigilesse al cellulare e abusivi indisturbati: coppia a processo
VENEZIA - In un video postato nel 2015 su Facebook censurarono il comportamento di due vigilesse, impegnate al cellulare mentre in piazza San Marco erano all'opera i soliti...

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VENEZIA - In un video postato nel 2015 su Facebook censurarono il comportamento di due vigilesse, impegnate al cellulare mentre in piazza San Marco erano all'opera i soliti abusivi.  Una coppia di sposi veneziani, Giulia Zambon, 35 anni e Fabio Prizzon, 39 anni, è finita sotto accusa per diffamazione. Il processo si è aperto ieri mattina, di fronte al giudice Claudia Gualtieri: i loro difensori hanno chiesto il giudizio abbreviato, ovvero sulla base dei soli elementi raccolti durante le indagini preliminari (con l'eventuale sconto di un terzo della pena in caso di condanna) e la discussione è stata fissata per il prossimo 4 dicembre.



 In un primo momento il pm Giorgio Gava aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo, sostenendo che nel video le due vigilesse non erano identificabili. Ma il legale delle due parti offese, l'avvocatessa Mariarosa Cozza, ha presentato opposizione dimostrando che, al contrario, molte persone le avevano riconosciute, contattandole, mentre il Comando dei vigili aveva chiesto loro di giustificare il comportamento di quella sera. Di conseguenza il gip ha imposto al pm di formulare il capo d'imputazione a carico della coppia che sarà chiamati a rispondere anche dei commenti pubblicati sulla pagina Facebook della donna, nei quali le due vigilesse furono definite «misere... oscene, indecorose e indegne della divisa». All'uomo, in particolare, viene contestato di averle accusate di aver ignorato volutamente gli abusivi che si trovavano alle loro spalle. 
LA DIFESALa difesa dei due imputati, rappresentata dagli avvocati Fabiana Danesin ed Antonio Alessandri, respinge gli addebiti, sostenendo che i due veneziani si sono limitati ad esercitare un legittimo diritto di critica sull'operato della Polizia locale.

Secondo la procura, però, le accuse rivolte alle due vigilesse non erano giustificate: quella sea, infatti, non stavano perdendo tempo al telefono ma, al contrario, stavano cercando di trovare una soluzione per liberare uno studente che era rimasto chiuso ai Giardinetti. Insomma, stavano lavorando. Entrambe si sono costituite parte civile al processo per chiedere il risarcimento dei danni sofferti. Ora la parola passa al giudice. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino