«Turismo, necessario un filtro ma ci deve pensare Venezia»

«Turismo, necessario un filtro ma ci deve pensare Venezia»
VENEZIA - Se Venezia vuole affrontare seriamente il tema del turismo cafone, deve essere la prima a lanciare il sasso. Le istituzioni nazionali ed europee (oltre all’Unesco)...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
VENEZIA - Se Venezia vuole affrontare seriamente il tema del turismo cafone, deve essere la prima a lanciare il sasso. Le istituzioni nazionali ed europee (oltre all’Unesco) sono pronte ad assecondare ogni iniziativa in questo senso. 

Silvia Costa, presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, ieri a Venezia per la Regata Storica, spiega come il principio della libera circolazione e la possibilità di limitare il turismo in una città come Venezia non siano tra loro incompatibili, come di solito si pensa. «La libera circolazione delle persone è un diritto assodato nell’Unione europea - spiega - ma si possono trovare modalità indirette per programmare i flussi e incoraggiare la stagionalità nel nome dei principio che si sta affermando del turismo sostenibile. Non sono sicura che si possa mettere una sbarra sul ponte da un giorno all’altro, ma un filtro ormai mi sembra necessario, magari in certi luoghi e nei giorni di maggiore affollamento. Anche perché l’eccesso di turismo, tutto rivolto agli stessi luoghi, riduce l’attrattività di Venezia».
Quello che andrebbe fatto subito è soprattutto un lavoro culturale sui tour operator: «Per inerzia - dice Silvia Costa - propongono sempre le stesse cose, mentre il turista di qualità cerca l’esperienza, se non unica, ma condivisibile con poche persone».
Il viceministro e il sottosegretario all’Economia e Finanze, Enrico Zanetti e Pier Paolo Baretta, sono pronti ad appoggiare ogni iniziativa in questo senso. «Al momento - dice Zanetti - mi sembra che un’iniziativa straordinaria come quella del city pass (qualunque esso sia) non vede ancora maturare questa determinazione politica da parte del Comune. Sarebbe sbagliato rendersi protagonisti. Chi nel Governo ha a cuore Venezia appoggerà il progetto». «I flussi turistici - continua Baretta - sono anche una fortuna per Venezia e portano ricchezza. Vanno regolati, ma non credo si possa chiudere completamente. Tuttavia, si può pensare a governare questo turismo. Il Governo ha dato la sua disponibilità, ma spetta al Comune fare il primo passo».
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro sembra determinato a compiere il passo: «Adesso - spiega - apriremo una discussione anche in Consiglio comunale sulle soluzioni, in modo da arrivare ad un dibattito trasparente per decidere misure come la regolazione dei flussi, delle card di servizio, che siano inevitabilmente accompagnati da provvedimenti coercitivi o "punitivi" per affrontare chi comunque vuol fare ciò che gli pare. Ho visto la foto dei due in piedi sul parapetto di Rialto: possiamo fare tutti i cartelli che vogliamo, ma non credo serva un cartello per spiegare che non si può fare. Al limite, ci si lava la coscienza con il cartello. Bisogna punire».
Infine, anche Vittorio Sgarbi interviene per dire che Venezia in qualche modo non può essere visitata da tutti come se questo fosse un diritto inalienabile della persona, come il patriarca Francesco Moraglia ha fatto capire: «Venezia non può più restare aperta sempre e comunque a tutti.
Quando monsignor Francesco Moraglia afferma che chiunque deve poterla visitare - dice Sgarbi - anche chi ha minori possibilità economiche, ha torto. Una limitazione degli accessi è necessaria non per motivi di elitarismo, ma di sopportazione oggettiva di una realtà piccola e delicata qual è il centro storico, assediato da un turismo barbaro e selvaggio». 

Il critico d’arte torna anche sul consueto tema della diversificazione dei flussi.«Una volta per tutte - attacca - si creino dei percorsi perché chi si ferma in città più di un giorno la possa visitare per zone a rotazione, spalmando le presenze e alleggerendo la pressione di chi soggiorna in giornata e al quale non si può certo impedire di vedere l'Accademia, Rialto o piazza San Marco. Quanto ai cafoni, l'autocontrollo non basta, servono divieti normativi ben chiari da far rispettare con la vigilanza, altrimenti non se ne esce. E l'amministrazione civica - conclude - metta più bagni chimici, nascondendoli con l'installazione d'immagini che riproducano e permettano di conoscere meglio le opere d'arte della città».
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino