Il midollo dei genitori e la genetica salveranno bimba del Bangladesh

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VENEZIA - C’è una speranza per la bambina di otto anni ammalata di talassemia major che ha assoluto bisogno di un trapianto di midollo. Purtroppo non è stato trovato un...

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VENEZIA - C’è una speranza per la bambina di otto anni ammalata di talassemia major che ha assoluto bisogno di un trapianto di midollo. Purtroppo non è stato trovato un donatore compatibile tra i 12 cugini residenti in Bangladesh, paese di origine dei genitori della piccola. Ma all’ospedale Bambin Gesù di Roma hanno messo a punto un metodo innovativo che consente il trapianto anche da genitori non compatibili. Proprio il caso della piccola veneziana che già in settimana sarà visitata dall’equipe romana, in vista dell’atteso trapianto. Una svolta positiva, arrivata quando tutto sembrava perduto.




A raccontare gli sviluppi di questa vicenda che, alla fine dell’anno scorso, aveva mobilitato tanti veneziani, è il dottor Lucio Santoro, già primario della pediatria veneziana, nonché presidente della fondazione Midget, che sostiene il reparto del Civile dove la bambina è seguita da anni. Era stata proprio la fondazione a lanciare una raccolta fondi per finanziare la ricerca di un donatore in Bangladesh. E Venezia aveva risposto con generosità. Un caso particolarmente sfortunato, quello di questa bambina. In famiglia nessun donatore compatibile e, a complicare il quadro, un’intolleranza ai farmaci necessari per contrastare gli effetti collaterali delle trasfusioni a cui viene sottoposto sempre più di frequente, con effetti devastanti. Di qui l’urgenza del trapianto.



«Grazie ai soldi raccolti, a gennaio abbiamo iniziato la campagna per cercare un donatore tra i cugini del Bangladesh - racconta Santoro -. Il trasporto dei campioni di sangue si è rivelato complicatissimo, così grazie a un accordo con un’università americana di Dhaka abbiamo pagato gli esami in loco. Purtroppo tutti e 12 i cugini sono risultati incompatibili». Santoro ricorda lo sconforto di quei momenti, ma anche la determinazione a trovare un’alternativa. Che si è materializzata, di recente, in Italia. «Ho letto di un convegno internazionale, tenutosi a New Orleans a gennaio, in cui dei ricercatori del Bambin Gesù presentavano questa nuova metodologia che consente il trapianto dai genitori». É un sistema di manipolazione delle cellule staminali che, in pratica, elimina il rigetto. Santoro ha subito contatto il direttore della pediatria del Bambin Gesù, il professor Alberto Ugazio. Immediata la disponibilità dell’equipe del professor Franco Localetti, direttore dell’oncoematologia pediatrica e ideatore della nuova metodologia. «Nel 2013 hanno trattato 23 pazienti, con un 90% di percentuale di guarigione. Sono dati che ci fanno sperare» conclude Santoro. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino