VENEZIA - I politici lavorano poco? Forse lavorano anche male. Parola di uno dei massimi manager della Regione Veneto: il direttore generale dell’Area Sanità e...
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Partiamo da Mantoan. E da una premessa: nell’ultima seduta del 2015, il 30 dicembre, la giunta approva una delibera che proroga fino al settembre 2016 gli incarichi di posizione organizzativa. Sono i livelli D, i cosiddetti "quadri", cioè la fascia più alta prima di diventare dirigenti. Perché la proroga? La delibera di Forcolin dice che è in corso un progetto per la ridefinizione dell’assetto organizzativo e che se ne sta occupando una società esterna; dunque, in attesa della modifica della legge 54/2012, visto che gli incarichi dirigenziali scadono il 30 giugno, bisogna procedere con una "ulteriore proroga" fino a settembre. La delibera viene pubblicata sul Bur il 9 febbraio e poi trasmessa ai dipartimenti perché vengano disposte le proroghe. Solo che Mantoan non ci sta: il big manager della sanità scrive a Forcolin e al segretario alla Programmazione Luca Felletti, ufficializzando il suo no: «Non intendo avallare tale ultima proroga e chiedo di poter definire quanto prima il nuovo assetto delle posizioni organizzative dell’Area in modo che possano essere assegnate, a seguito delle procedure comparative previste, i relativi nuovi incarichi». Nella lettera Mantoan esprime «disappunto e perplessità circa l’ennesima proroga», spiegando - come ribadito nel 2014 e nel 2015 - che«tale circostanza crea una perdurante quanto inopportuna ingessatura dell’apparato regionale, impedendo un’efficiente gestione delle risorse umane e squalificando le legittime aspettative del personale dipendente competente e preparato». Insomma, il big manager della Sanità veneta dice che il vicepresidente di Palazzo Balbi sta ingessando la "macchina" regionale visto che dal 2007 ad oggi è cambiata più di una organizzazione ma i "quadri" sono rimasti gli stessi e magari nel frattempo gli incarichi di una volta non ci sono più.
Ma Forcolin è sotto accusa, stavolta da parte della Cgil, anche sulla riorganizzazione amministrativa della Regione: ieri il provvedimento è stato licenziato dalla maggioranza leghista (Pd e M5s astenuti) della Prima commissione che prima di procedere con la votazione ha ascoltato in audizione il segretario della Funzione pubblica Cgil, Daniele Giordano. Il quale ha depositato una memoria in cui solleva tre argomenti: 1) se c’è una riforma in atto, allora le Aree Sanità/Sociale e Formazione/Lavoro devono smetterla di andare avanti per conto proprio prendendosi ad esempio personale dalle Ulss; 2) la riforma deve riguardare anche gli enti strumentali e le partecipate; 3) la delibera partorita dalla giunta non sembra produrre alcun risparmio. Le Aree, infatti, che oggi sono 3 raddoppiano a 6 (ma non è contata la Programmazione e quindi si arriverebbe a 7) e i dipartimenti restano gli attuali. «Se prendiamo in esame solo l’attuale delibera - recita la memoria della Cgil - si evince un aumento e non una diminuzione dei livelli apicali, numero delle aree, e non si quantificano in alcun modo risparmi di spesa». In commissione nessuna risposta, in compenso in serata l’ufficio stampa di Palazzo Balbi ha diramato una nota in cui Forcolin parla di «risparmi operativi» non meglio quantificati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino