Dalla Cina a Venezia in bici pedalando per 16mila chilometri

Alessandro Gallo al suo arrivo a Montegrotto Terme
MONTEGROTTO - La "via della seta" di Marco Polo percorsa al contrario. In bici. Dalla Cina a Venezia macinando oltre 16mila chilometri in un anno, da Shanghai attraverso...

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MONTEGROTTO - La "via della seta" di Marco Polo percorsa al contrario. In bici. Dalla Cina a Venezia macinando oltre 16mila chilometri in un anno, da Shanghai attraverso Kazakhistan, Kirghistan, Tagikhistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Iran, Azerbaijan, Georgia, Turchia, Grecia, Bulgaria, Serbia, Kosovo, Montenegro e Croazia per approdare ieri nella Serenissima.










Ad una media di 120 chilometri al giorno con la bella stagione, per calare a 20 nei mesi freddi, fra passi montani da superare e vento gelido in faccia. Esattamente 368 giorni dopo essere partito, il 28 aprile dell'anno scorso. Una sfida da far tremare i polsi a parecchia gente, ma evidentemente non ad Alessandro Gallo, 34enne di Abano, con un passato da indossatore per importanti case di moda milanesi e la passione sfrenata per i viaggi.



Ieri Alessandro ha riabbracciato papà Ivano, mamma Franca, la sorella Alice e gli amici riunitisi per dargli il benvenuto di fronte al negozio Aerelli Bike. Tutti scoppiati in urla di gioia quando, percorsi gli ultimi chilometri del viaggio, da Venezia alle Terme, ha tagliato il suo personalissimo traguardo, fra abbracci, lacrime di commozione e tappi dello spumante che saltavano.







Il titolare Mauro Aerelli, uno degli sponsor, gli ha infatti messo a disposizione l'ultra-tecnologica bicicletta, realizzata con cura artigianale, con la quale Alessandro ha intrapreso la sua avventura. «Ho incontrato un'umanità straordinaria. Soprattutto in Cina e in Iran, dove persone che mi vedevano per la prima volta mi hanno accolto in casa, offrendomi un cibo e un letto».



Non poche le difficoltà incontrate, fra forature, catene che cedevano di schianto e comunicazioni in tilt. «In Asia centrale non c'è copertura di rete. Non riuscivo a mandare nemmeno gli sms. Ma non ho mai dovuto affrontare situazioni pericolose, anche se ho attraversato zone percorse da tensioni politiche. Non so - conclude - cosa farò adesso, ma una cosa è certa: dopo questa esperienza non ho voglia di passare otto ore chiuso in un ufficio». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino