Furti, bravate e spaccio di droga A Venezia l'assedio del degrado

Furti, bravate e spaccio di droga A Venezia l'assedio del degrado
VENEZIA - All’inizio fu il sindaco di New York, Rudolph Giuliani, a parlare nel 1994 di "tolleranza zero". Egli si rifaceva alla cosiddetta teoria delle finestre...

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VENEZIA - All’inizio fu il sindaco di New York, Rudolph Giuliani, a parlare nel 1994 di "tolleranza zero". Egli si rifaceva alla cosiddetta teoria delle finestre rotte dei sociologi James Q. Wilson e George Kelling, la quale prevede che un'idea di deterioramento, di disinteresse e mancanza di regole possa stimolare le attività criminali. Giuliani aveva il controllo della polizia della Grande Mela e potè ripulire la metropoli dal degrado. Fatti i debiti paragoni, tolleranza zero è anche ciò che vuole oggi il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro il quale, a differenza dell’omologo americano, ha solo poteri amministrativi e la sua città non è oppressa da una criminalità diffusa. Essa rappresenta però un distillato di tutti i problemi causati da un eccesso di turismo rispetto al numero degli abitanti. Stiamo parlando di 25 milioni di turisti su poco più di 54mila residenti più 20mila studenti.

Tanta gente concentrata in un luogo così piccolo attira come le api il miele una miriade di borseggiatori, soprattutto ragazze rom provenienti da Croazia e Bosnia, che quotidianamente svuotano i portafogli dei turisti. Ma anche centinaia di venditori abusivi di merce di dubbia provenienza, spesso anche potenzialmente pericolosa. Tutta gente contro cui la legge può poco o nulla: per il commercio abusivo sono elevate sanzioni milionarie, ma mai il Comune ha incassato un euro da uno solo di questi senegalesi o bangladesi, nullatenenti, spesso senza fissa dimora e persino clandestini. Le borseggiatrici o sono incinte o sono minorenni: in ogni banda ce ne sono sempre un paio dai 12 ai 14 anni che si accompagnano a una incinta, più esperta.
Venezia poi è un magnete per bravate di ogni genere: rumorosi e alcolici addii al celibato e al nubilato, feste di laurea, tuffi nei canali incuranti di un traffico acqueo degno di un’autostrada. Il neozelandese che venerdì sera si è schiantato su un motoscafo mentre si tuffava dal ponte di Rialto è solo l’ultima di una serie di follie che hanno caratterizzato la calda estate veneziana. Ci sono persone che hanno fatto sci nautico di fronte a San Marco e persone che, facendo volare un drone, hanno perso il controllo dell’apparecchio rischiando di ferire gravemente i passanti. C’è poi chi deturpa abitazioni ed edifici monumentali con le bombolette di vernice spray, viene preso e non paga mai pegno non solo perché il reato è bagatellare, ma perché fino ad un anno fa i graffitari erano tollerati anche a livello politico. Il risultato è che certe zone sono deturpate quanto una periferia degradata e se oggi il fenomeno è leggermente arretrato lo si deve alle iniziative di singoli gruppi di cittadini (in primis l’associazione Masegni e Nizioleti) che volontariamente hanno ripulito i muri dagli imbrattamenti.
E veniamo alle cose più gravi. Con circa 50mila turisti al giorno e 20mila studenti stabili tra i 18 e i 25 anni, Venezia è diventata più di recente un mercato di spaccio per le droghe leggere.

Gli avversari politici ricordano a Brugnaro che esistono ancora un prefetto e un questore, competenti in materia di pubblica sicurezza e che un sindaco non può disporre in Italia della libertà personale altrui. Lui, però, va avanti per la sua strada. Dall’inizio del suo mandato ha esteso le missioni della polizia municipale, non senza tensioni a livello sindacale, dal momento che i servizi notturni e festivi si sono moltiplicati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino