VENEZIA - Se il mercato del pesce di Rialto è attualmente in grande sofferenza, quello dirimpettaio della frutta e verdura non è che se la passi molto meglio....
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LA SITUAZIONEAttualmente il mercato ortofrutticolo di Rialto, così come previsto dal Piano per il commercio su aree pubbliche è composto di 40 posteggi, dei quali solo 26 risultano occupati. Sono equamente suddivisi tra italiani e stranieri (13 e 13) nella titolarità, ma l'effettivo esercizio del commercio pende certamente dalla parte straniera, soprattutto rappresentata da cittadini originari del Bangladesh, ai quali si aggiungono alcuni commercianti originari dell'Est europeo che potrebbero aver preso in affitto d'azienda alcuni banchi la cui titolarità resta in mano di locali. A differenza dei pubblici esercizi, per i quali esiste un mercato delle licenze molto forte (basta pensare alle ultime vendite ai cinesi di locali anche molto noti) per i banchi di frutta e verdura a Rialto un mercato quasi non esiste. In questo momento, infatti, risultano vuoti ben 14 posteggi. Quindi, chi volesse subentrare troverebbe le porte aperte.
«Tutti i posteggi del mercato - spiegano in Comune - sono stati messi a bando secondo quanto previsto dalla normativa che ha recepito la direttiva Bolkestein: sono pervenute complessivamente 28 domande per 24 posteggi (due ditte hanno presentato istanza per un posteggio) e niente di più».
IL PROBLEMALa questione sta tutta qui: non ci sono abbastanza persone interessate a rilevare tutti i banchi del mercato. «Anche dopo la scadenza dei bandi - continuano dal Comune - non si è fatto vivo nessuno dicendo mi piacerebbe aprire una vendita di frutta e verdura a Rialto. Altrimenti, se ci fosse interesse si potrebbe pensare a una riapertura dei termini».
Questo nonostante i costi fissi per quanto riguarda Cosap e Veritas molto ridotti, mentre lo scoglio più grande è rappresentato dalla disponibilità di un magazzino che, se c'è, viene affittato a peso d'oro. Insomma, anche su tutto questo, gli interessi immobiliari (quasi sempre di famiglie veneziane) hanno prevalso sulla conservazione delle tradizioni e del buon cibo.
«Siamo comunque pronti a conoscere idee e indicazioni che arriveranno dagli operatori» - fanno sapere da Ca' Farsetti.
Tra le idee che girano ci sono anche quelle di consentire ai banchi di poter vendere dopo una certa ora prodotti già pronti, che potrebbe essere un toccasana per la Pescheria. Qui, però, ci si scontrerebbe con una risma di norme sanitarie nazionali e regionali super restrittive. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino