Il malore, una lotta lunga un mese: morto Fabio, il "porter" di Rialto

Fabio Parma, detto "Fabio Porter" nella sua Rialto
VENEZIA - Se c’è una persona che a Rialto conoscono tutti, questa è Fabio Parma, il portabagagli fisso all’imbarcadero della linea 2. O, come si è...

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VENEZIA - Se c’è una persona che a Rialto conoscono tutti, questa è Fabio Parma, il portabagagli fisso all’imbarcadero della linea 2. O, come si è sempre definito, el “Porter”. Chiunque passasse non poteva non notare la sua presenza, costante, ma discreta, dalle prime ore del mattino fino a sera. E sempre con la sua caratteristica divisa verde, che ormai era diventata una sorta di vezzo. Tanto che la gente chiamava quel colore “verde porter”.


Da un mese, il 14 marzo, Fabio non si vedeva più in giro e il motivo lo si è scoperto solo ieri. Il 14 marzo era stato colpito da un malore poco dopo essere uscito di casa per incontrarsi in via Garibaldi con alcuni amici. Da quel malore non si è mai ripreso, è rimasto in coma per un mese e poi il suo cuore ha cessato di battere. Aveva 62 anni.


IL MALORE
«È successo tutto in un attimo - racconta la moglie Loredana - era uscito di casa verso le 18 per andare in via Garibaldi, si è accasciato e non si è più ripreso. Una tragedia, guardi, faccio ancora fatica a pensarci che non c’è più. Era una persona sempre disponibile e gentile con la gente, con tutti. E non lo dico perché non c’è più, ma perché è vero».
Prima di “approdare” a Rialto, Fabio aveva lavorato per tantissimi anni in diversi cantieri nautici si occupava soprattutto della verniciatura dei taxi. Chissà quanti scafi in “lustrofin” che vediamo in giro portano i segni delle sue pennellate. L’ultimo cantiere in cui aveva lavorato era stato Narduzzi, fino al 2008. Poi aveva deciso di cambiare e nel luglio 2010 aveva cominciato a fare il portabagagli a Rialto.


BENVOLUTO DA TUTTI
È stato il primo a recuperare un mestiere che non si usava più da parecchio tempo. Lo si vedeva, quando era in attesa di clienti, stazionare davanti all’imbarcadero con il suo carretto, con il suo nome scritto in grande e il campanello da bicicletta.
Secondo il periodo cambiava mise, così a Natale indossava il cappello di Babbo Natale, a Carnevale indossava i panni di una maschera e così via. Insomma, uno che era davvero difficile non notare. E infatti conosceva tutti a Rialto, dai gondolieri ai tassisti ai pontonieri fino al personale dei numerosi bar. Per i giornalisti Fabio era una fonte preziosa per tutto quello che succedeva sulle rive di Rialto e sul canal Grande. Innumerevoli le volte in cui ci ha aiutati con una parola, un'informazione, un colpo d'occhio.
Recentemente, anche lui aveva sofferto la mancanza di turismo.
«Per due anni e mezzo ha lavorato poco - conclude la moglie - ma lui era sempre lì, con il bello e con il cattivo tempo. Da poco aveva potuto tirare i remi in barca e andare in pensione».


Oltre a Loredana, lascia la figlia Alessia, il genero Jacopo e le adorate nipoti Jennifer e Aurora. Martedì 19, alle 11 i funerali a San Pietro di Castello. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino