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VENEZIA - «Quando passo per piazza San Marco ho un grande dolore, ho come la sensazione dio essere dentro un bel cimitero». A dirlo è uno che in piazza ci vive da trent'anni, essendo gondoliere al Molo. Marco Zanon non è però un semplice pope, perché la sua passione per la storia di Venezia (suo padre era Gigio Zanon, l'ideatore, tra le altre cose del Processo a Napoleone) e le sue vicissitudini ne ha fatto una specie di influencer cittadino ante litteram. I gruppi Facebook da lui fondati hanno raggiunto in breve tempo i diecimila iscritti. Gruppi che poi ha abbandonato, quando ha visto che si abbandonavano alla sterile polemica. È stato anche per anni in prima linea nella guerra al moto ondoso e alle invasioni dei canali da parte di barche fuori misura. «Una desolazione vedere la piazza vuota e i pochi veneziani che la percorrevano. Siamo rimasti in pochi e anche tutti divisi. Non è facile, con questa premessa, creare le condizioni per una ripresa rapida e quello che mi rattrista è la mancanza di sensibilità da parte di certa gente. Lo vedo con le crociere, non mi sembrava il momento di toglierle. In un momento così sarebbe da dare sprint alla città, non da affossarla».
ANNO DI MAGRA
Per i gondolieri, come per tante altre categorie, questa è la seconda Pasqua passata in divano, nel 2020 a causa del lockdown e ora per la zona rossa.
RIPRESA DIFFICILE
Anche i gondolieri soffrono questa crisi che dura da troppo tempo e c'è chi sta pensando a mollare tutto e fare qualcos'altro. «La situazione non è bella per niente - spiega Zanon - cominciamo a fare fatica, perché aiuti economici veri non ne sono arrivati. A Venezia siano fermi da novembre 2019, tra alti e bassi. Abbiamo fatto qualcosa a inizio Carnevale 2020, poi anche in estate, ma è stato poco o niente. Abbiamo fatto turni ridotti lavorando 10 giorni al mese e anche in quei giorni spesso si tornava a casa senza un lavoro fatto. Negli ultimi anni si lavorava molto con i gruppi e per rivedere gruppi dovremo aspettare molto. La verità è che Venezia ha bisogno di una scossa prima che cada del tutto. Ci vorranno almeno due anni, non per incentivare il turismo di massa, ma per dare una scintilla per il ritorno. L'importante è che non torniamo alla situazione di prima con la gente che viene per la scampagnata. C'è bisogno di gente curiosa della storia e delle tradizioni di Venezia, non di gente che viene a fare il vagabondo». Per Zanon l'ideale del turista è uno. «Speriamo di tornare a quei turisti degli anni Ottanta e Novanta che venivano a Venezia per vedere la città scoprirla. Gente che prendeva la gondola mezza giornata per scoprirne gli scorci, gente che arrivava la sera per vedere il canal rande illuminato dalla luna. Una sensibilità differente da quello che viene col panino in sacchetto. Non è una questione di soldi, ma di curiosità». Zanon ha sempre denunciato e documentato il degrado di rive e fondamenta a causa di traffico acqueo e moto ondoso. Ora, pare che la pandemia almeno un aspetto positivo lo abbia portato. «Il traffico nei canali è stato ridotto drasticamente - conclude - e da due anni la situazione è migliorata. Ora bisogna darsi da fare per sistemare i danni e possibilmente creare le condizioni perché non si verifichino più».
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