VENEZIA - Come si fa a individuare un alloggio pubblico da occupare? A volte basta osservare per un po’ le imposte chiuse, a volte qualche informazione arriva...
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Si arriva anche al punto che qualche impresa edile sarebbe stata minacciata perchè fino a poco tempo fa, proprio per evitare irregolarità, gli operai per prima cosa distruggevano i bagni cementando gli scarichi. Il lavoro di ripristino sarebbe stato troppo oneroso e quindi agli operai veniva intimato di lasciare i servizi igienici come stavano. E il risultato era che presto quell’alloggio, anche se destinato a qualcun altro, veniva "requisito".
Ma un altro sistema ben noto è il passaparola. E qui si apre una galassia, un fenomeno che non ha raggiunto ancora le proporzioni che ha in altre città ma che si sta facendo strada.
«Ti piacerebbe venire ad abitare dove sono io? Dammi 5-700 euro e ti lascio le chiavi quando me ne vado». Conclusa la trattativa privata una copia viene regolarmente restituita all’Ater dall’inquilino che ottiene altro alloggio, una la riceve all’abusivo e voilà. Neanche il costo di riparare la serratura quando si entra. Negli uffici dell’Ente conoscono anche questa prassi, ma come si fa a provare una circostanza del genere? Eppure la "buonuscita" dall’alloggio popolare per chi ne ottiene un altro in assegnazione è un malcostume esistente anche a Venezia.
Ma le armi sono spuntate. Una burocrazia troppo farraginosa da rispettare, troppe competenze che si intersecano tra Comune e Ater e va a finire che tutto rimane bloccato. L’Ater segnala, il Comune assegna. L’Ater fa presente che un inquilino non rispetta le regole e il Comune deve intervenire. Cambia la situazione familiare di un inquilino Ater (se ne va di casa uno dei componenti del nucleo, nasce un bambino) ma prima che venga messa in moto la mobilità tra appartamenti la pratica passa diversi uffici. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino