«Vuoi la casa? Dammi 700 euro» L'ultima dei furbetti dell'Ater

Alloggi Ater a Venezia
VENEZIA - Come si fa a individuare un alloggio pubblico da occupare? A volte basta osservare per un po’ le imposte chiuse, a volte qualche informazione arriva...

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VENEZIA - Come si fa a individuare un alloggio pubblico da occupare? A volte basta osservare per un po’ le imposte chiuse, a volte qualche informazione arriva dall’amico dell’amico che lavora nell’ufficio giusto. Ma se arriva una ditta edile che deve ristrutturare un intero complesso il gioco è fatto. Poco prima che gli operai se ne vadano capita che ci sia già la serratura nuova ed eventualmente alle rifiniture ci pensa l’abusivo. È una delle tante "furbate" che emerge dai racconti dei dipendenti Ster, l’ente coinvolto in un’inchiesta della Finanza sulle assegnazioni di alloggi popolari.




Si arriva anche al punto che qualche impresa edile sarebbe stata minacciata perchè fino a poco tempo fa, proprio per evitare irregolarità, gli operai per prima cosa distruggevano i bagni cementando gli scarichi. Il lavoro di ripristino sarebbe stato troppo oneroso e quindi agli operai veniva intimato di lasciare i servizi igienici come stavano. E il risultato era che presto quell’alloggio, anche se destinato a qualcun altro, veniva "requisito".



Ma un altro sistema ben noto è il passaparola. E qui si apre una galassia, un fenomeno che non ha raggiunto ancora le proporzioni che ha in altre città ma che si sta facendo strada.



«Ti piacerebbe venire ad abitare dove sono io? Dammi 5-700 euro e ti lascio le chiavi quando me ne vado». Conclusa la trattativa privata una copia viene regolarmente restituita all’Ater dall’inquilino che ottiene altro alloggio, una la riceve all’abusivo e voilà. Neanche il costo di riparare la serratura quando si entra. Negli uffici dell’Ente conoscono anche questa prassi, ma come si fa a provare una circostanza del genere? Eppure la "buonuscita" dall’alloggio popolare per chi ne ottiene un altro in assegnazione è un malcostume esistente anche a Venezia.



Ma le armi sono spuntate. Una burocrazia troppo farraginosa da rispettare, troppe competenze che si intersecano tra Comune e Ater e va a finire che tutto rimane bloccato. L’Ater segnala, il Comune assegna. L’Ater fa presente che un inquilino non rispetta le regole e il Comune deve intervenire. Cambia la situazione familiare di un inquilino Ater (se ne va di casa uno dei componenti del nucleo, nasce un bambino) ma prima che venga messa in moto la mobilità tra appartamenti la pratica passa diversi uffici. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino