VENEZIA - Bar, ristoranti e alberghi veneziani sono aperti e così resteranno. L'ombra del covid però incombe e questo non aiuta a rasserenare gli animi in previsione delle festività natalizie. Per questo motivo cambiano quindi i comportamenti di consumo, dettati dal principio di prudenza e del non si sa mai. Se infatti per le prime due categorie la programmazione è settimanale, per gli hotel l'avviamento dopo una chiusura è più macchinoso: non è un click per accendere o spegnere la luce. L'azienda alberghiera ha bisogno di tempi più lunghi. Dagli albergatori veneziani emerge preoccupazione ma soprattutto l'auspicio che non ci sia alcun lockdown: «Mi auguro che qualora si verifichi l'ipotesi di chiusura, questa riguardi solo i non vaccinati», spiega il direttore dell'Ava (Associazione veneziana albergatori) Claudio Scarpa. Un monito affinché si continui a soffiare nelle vele di chi l'attività l'ha riavviata: «Sta giungendo qualche disdetta, ma a fronte di prenotazioni». Nella peggiore ipotesi, il lockdown, gli albergatori sono chiari: «Servirebbe un'ulteriore cassa integrazione, con aiuti seri alle imprese che il Governo dovrà garantire». Da ultimo, sui consumi Scarpa precisa: «Potrebbe esserci una contrazione degli acquisti, per valutare come muoversi». Nell'incrociare le dita sull'assenza di un nuovo periodo di chiusura, Ernesto Pancin, direttore dell'Aepe veneziana chiarisce: «Acquisti e costi saranno centellinati, sarà la prudenza a guidare la gestione aziendale. Se prima si effettuavano su tempi più lunghi, oggi le valutazioni si fanno settimanalmente». E, complice l'incertezza, l'affidamento comporta controlli e vagli al centesimo sulle spese, anche perché, non conoscendo l'evolversi della situazione legata a energia e gas, i timori non sono pochi. (t.b.)