I tagli alla sanità dissanguano l’Avis: l'allarme dei 300 delegati del Veneto

I tagli alla sanità dissanguano l’Avis: l'allarme dei 300 delegati del Veneto
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TREVISO - Allarme lanciato ieri dall'Avis regionale durante l'assemblea dei 300 delegati Avis del Veneto all'hotel Postumia di Fanzolo di Vedelago. «I tagli dei contributi all’associazionismo, previsti nell'ultima manovra del governo, potrebbero mettere seriamente in pericolo l'autosufficienza regionale e nazionale che, non dimentichiamolo, è alla base del buon funzionamento dell'intera Sanità».




L'ha sottolineato il presidente Avis regionale Gino Foffano, che ha anche invitato gli amministratori della Regione e i rappresentanti veneti in Parlamento a prendere netta posizione contro la ventilata riduzione delle tariffe di cessione di sacche fra le regioni eccedentarie e quelle non autosufficienti. Il Veneto, con le sue 380 Avis distribuite tra i Comuni, le 240mila donazione annue, e gli oltre 140mila soci, rientra infatti tra le Regioni che raccolgono più sangue rispetto al fabbisogno regionale: le sacche vengono cedute alle Regioni che ne hanno più bisogno. Ma l’importo di 18,99 euro ciascuna potrebbe essere diminuito, mettendo a dura la prova la funzionalità della macchina organizzativa regionale.


Un altro taglio pessnte è quello che lo Stato ha imposto alla spesa sanitaria delle Regioni.(((pellizzarim))) «Il Governo ha deciso di imporre una riduzione dei contributi ai fornitori - spiega ancora Foffano - Il problema è che tra questi fornitori, oltre ad inserire correttamente le aziende farmaceutiche che sulle vendite dei farmaci ci guadagnano, ha inserito anche le Avis, che si fondano sul volontariato dei donatori. Il taglio imposto dallo Stato ai contributi regionali destinati alle Avis del Veneto, fissato nella misura del 4 %, equivarrebbe a una diminuzione di risorse pari a circa 200mila euro. «Risorse che derivano tra trasferimenti statali alle Regioni e che si limitano a coprire le spese vive, dall'acquisto dei lettini all'apertura degli uffici di chiamata, attraverso i quali i nostri operatori contattano i potenziali donatori per reclutare nuovi volontari e garantire un flusso di sangue costante». L’Avis si consola comunque con i suoi livelli di eccellenza che hanno cosnentito alla Regioen di completare in tempo, tra le prima in Italia, il percorso di autorizzazione e accreditamento dei centri trasfusionali e centri di raccolta.

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Il Gazzettino