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VENEZIA - La seconda parte dell'anno vede il Veneto in stagnazione economica, con un andamento negativo rispetto al primo semestre del 2023. Tuttavia, l'economia veneta tiene, nonostante le difficoltà. A dirlo è l'aggiornamento congiunturale presentato oggi dalla sede di Venezia della Banca d'Italia. L'inflazione in Veneto cala sensibilmente, e ad ottobre si attesta al 2%, contro il 5,1% del mese precedente, a causa di una diminuzione del prezzo dei beni energetici. Tuttavia, resta al 4,2% quella legata ai beni alimentari, che maggiormente affatica le famiglie, comportando un'erosione del potere d'acquisto. Questo si riflette nel crollo dei mutui (-28,6%), legato anche a un aumento pari a 250 euro per quelli a tassa variabile, aumento che interessa il 3% delle famiglie venete. Crollano anche i prestiti (-11%) sia per le famiglie che per le imprese, raggiungendo livelli inferiori a quelli del 2013, mentre crescono in maniera significativa i tassi di interesse sui prestiti, che a giugno hanno raggiunto il 5,7%, mentre a giugno 2022 erano al 4,2%. In calo anche i depositi delle famiglie (-3,9%). La situazione è migliore per le imprese, con l'80% che prevede di chiudere il 2023 in utile, contro il 75% dello scorso anno.
Il sistema resiste
«Siamo di fronte ad una tenuta del sistema produttivo locale», commenta Pier Luigi Ruggiero, direttore della sede di Venezia della Banca d'Italia. Tuttavia, Ruggiero spiega come nel secondo trimestre l'attività economica si è indebolita (-0,2% lo scorso giugno). Ciò viene confermato dall'andamento dell'industria manifatturiera (-1,5%), sia per gli ordini interni che per quelli esterni, mentre l'unico settore in crescita è quello meccanico. Per quanto riguarda, invece, il mercato immobiliare, da giugno c'è stato un rallentamento delle costruzioni edili, sulla scia della conclusione dei lavori legati al Superbonus.
Il Gazzettino