In Veneto il "modello nordico" per l'invecchiamento attivo

In Veneto il "modello nordico" per l'invecchiamento attivo
VENEZIA - Il Veneto come la Danimarca o i lander del nord della Germania. O anche come la Francia “sociale”. Magari non si arriverà a tanto, eppure i modelli a...

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VENEZIA - Il Veneto come la Danimarca o i lander del nord della Germania. O anche come la Francia “sociale”. Magari non si arriverà a tanto, eppure i modelli a cui si è ispirato il disegno di legge regionale sul cosiddetto “invecchiamento attivo” sono quelli del solido welfare nordico e in parte anche di quello francese «che abbiamo analizzato e studiato per creare l’intelaiatura di questo provvedimento che spero possa essere licenziato dall’Aula rapidamente», dice Manuela Lanzarin, assessore al Sociale della Giunta guidata da Luca Zaia.


L’iniziativa legislativa “Promozione e valorizzazione dell’invecchiamento attivo” è al momento all’esame della V. Commissione. Effettivamente non dovrebbero esserci ostacoli all’approdo all’assemblea di Ferro Fini. Poi, starà tutto nell’agenda del Consiglio: «È un articolato che ritengo sarà largamente condiviso e quindi penso che entro la prima parte del 2017 ne vedremo l’approvazione», assicura Lanzarin.

Una legge che, almeno nelle intenzioni, ha l’obiettivo di rinnovare le politiche a favore degli anziani “attivi”, in una regione dove l’aspettativa media di vita -ricordano gli esperti- si avvicina ormai ai 90 anni. Non solo, infatti secondo le proiezioni fra meno di 14 anni ovvero nel 2030, in Veneto il 20% della popolazione avrà superato la soglia dei 65 anni il che si tradurrà in un rapporto di 200 anziani ogni 100 giovani. Gli attuariali la definirebbero una “bomba sociale”: il Veneto cerca di porvi rimedio anche con un approccio più dinamico all’utilizzo della “risorsa-anziani” non solo in termini famigliari ma anche comunitari. Questo grazie anche alla partecipazione del Veneto ad Ensa ed Elisan, reti europee di azione sociale a livello locale.

«La volontà è di promuovere una nuova cultura dell’anziano che stimoli una diversa concezione della vecchiaia. Che non è solo una condizione di fragilità e di non autosufficienza, ma sta diventando sempre più una condizione di “tempo liberato”, che può offrire professionalità, competenze, opportunità di crescita, se valorizzata nella sua dimensione sociale, culturale, aggregativa e se promossa e difesa con adeguati stili di vita e servizi su misura».


È vero che sono previste ancora le “consuete” figure di nonno-vigile e l’impegno negli orti sociali «Ma l’idea è di un impegno anche in settori a più alto valore aggiunto come nella cultura e turismo, nell’ambiente e sociale a favore delle proprie comunità». La Giunta mette sul piatto uno stanziamento iniziale di circa 700mila euro che potrebbero lievitare a quasi un milione, precisa Lanzarin a coprire varie voci (comprese forme di integrazione al reddito) sulla base anche di quanto emergerà dalla nuova Consulta regionale per l’invecchiamento attivo e da suggerimenti e raccomandazioni delle rappresentanze sociali.
A. Bu. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino