Il piano della Regione: cave, meno ghiaia e aumentano gli accordi

Il piano della Regione: cave, meno ghiaia e aumentano gli accordi
Consiglio regionale diviso sull’emendamento al Collegato alla legge di stabilità 2017, approvato ieri con 27 sì, 16 no e un’astensione. Il testo...

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Consiglio regionale diviso sull’emendamento al Collegato alla legge di stabilità 2017, approvato ieri con 27 sì, 16 no e un’astensione. Il testo aggiuntivo al progetto di legge 194 anticipa i contenuti del Piano cave, pronto dallo scorso giugno e giacente in Commissione. Piano che necessariamente dovrà essere licenziato entro aprile 2017, per evitare la scadenza dei termini e che a prendere tutte le decisioni in materia sia un commissario.

Nel frattempo, l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin aveva annunciato che alcuni aspetti della sua proposta sarebbero già stati presenti nel Collegato, tramite un emendamento ad hoc presentato dal consigliere leghista Marino Finozzi. Ma rispetto alle dichiarazioni rilasciate appena pochi giorni fa, ieri ha aggiustato il tiro, di fatto limando notevolmente la previsione di prelievi, “per consentire maggiori spazi di manovra nella Commissione competente”. In altre parole, rispetto ai tetti provinciali che ricalcavano le tabelle della sua proposta di Piano cave, la quantità di materiale estraibile nel Veronese per i prossimi nove anni (e con verifica triennale) è scesa da 5 a 4,5 milioni di metri cubi, nel Vicentino da 4,8 a 4 e nella Marca Trevigiana da 200mila (quota che aveva già tranquillizzato i sindaci del territorio) a zero.
“In totale 8,5 milioni di metri cubi, rispetto ai 10 previsti dal Piano cave e al netto dei materiali ricavati da grandi opere, dall’escavazione degli alvei e dei materiali già autorizzati – ha precisato Bottacin – Tetti modificabili dalla Commissione, nei limiti del fabbisogno”. Salvo questa modifica, gli altri contenuti ricalcano il Piano dell’assessore. Innanzitutto, vietando nuove cave e consentendo solo ampliamenti di quelle esistenti. Che, contrariamente al passato, dovranno superare tutti il vaglio della Commissione Via regionale ed essere votati da una Conferenza dei servizi, composta dai Comuni del territorio, dalla Provincia di riferimento e dalla Regione (prima le autorizzazioni per gli ampliamenti rientravano tra le competenze di Palazzo Balbi).
Inoltre, l’emendamento consente la riduzione delle zone di rispetto e aumenta il canone di estrazione, portato da 0,62 a 0,74 euro per metro cubo. Soddisfatto Massimo Giorgetti (Forza Italia), per l’assorbimento del suo emendamento in quello Finozzi “e soprattutto per il maggiore coinvolgimento di Comuni e Province nei processi decisionali”.

Critici, invece, Andrea Zanoni e il relatore di minoranza Stefano Fracasso (Pd). Mentre accuse di inopportunità sono state mosse anche dai consiglieri dei gruppi Fare con Tosi e Alleanza popolare. In particolare, Zanoni ha chiesto di affrontare subito il Piano cave, “anziché anticiparlo in modo discutibilissimo nel Collegato”. Anche il collega Fracasso (come il tosiano Conte) ha sostenuto che “il settore va pianificato e regolato. Ma con un piano, un buon piano”. E Zorzato (Ap) si è chiesto ironicamente “cosa ce ne faremo delle montagne di ghiaia ammassate lungo il tragitto della Pedemontana”. “Io il Piano cave l’ho presentato in giugno, e da allora la Commissione non ha fatto nulla – ha replicato Bottacin – Ora si dia una mossa, perché il tempo stringe. Intanto, questo emendamento al Collegato sveltisce le cose. La ghiaia da grandi opere? Tutta quella utilizzabile è stata conteggiata”.
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Il Gazzettino