​Veneto, non piove dal 25 gennaio: natura in tilt. È allarme rosso per aria e acqua

Veneto, non piove dal 25 gennaio: natura in tilt
Non piove dal 25 gennaio e si sente. L'aria è appestata: a Venezia le polveri sottili hanno fatto scattare il livello massimo di allerta, da giorni è codice...

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Non piove dal 25 gennaio e si sente. L'aria è appestata: a Venezia le polveri sottili hanno fatto scattare il livello massimo di allerta, da giorni è codice rosso, significa che anche i diesel Euro 5 ad uso commerciale la mattina devono restare fermi. Fa impressione in centro storico vedere i canali in secca: la città dei Dogi che emergeva dall'acqua, ora è sul fango. E poi c'è il problema dei campi, perché il combinato disposto siccità e temperature oltre la media è una bomba a orologeria per le colture agricole. Soluzioni? Prima di tutto, sperare che piova. Dopodiché, visti i cambiamenti climatici, investire per conservare il più possibile l'acqua: solo che qui servono soldi e la Regione Veneto non ce li ha. La soluzione nel lungo periodo consisterebbe nel cambiare i comportamenti, industriali e personali, ma intanto abbiamo le piantine da pomodoro da trapiantare in terra e bisogna salvarle.

Emergenza climatica


Perché questa ennesima emergenza? Il caldo anomalo e la prolungata assenza di precipitazioni hanno mandato la natura in tilt con i ciliegi già in fiore e le prime fave pronte per la raccolta, mentre sono a rischio le semine primaverili. È quanto emerge dal monitoraggio delle Coldiretti sugli effetti del vasto campo di alta pressione destinato a durare per giorni con alte temperature senza precipitazioni. L'anomalia, sottolinea la Coldiretti, è più evidente al Nord dove lo scorso anno è caduto il 40% di precipitazioni in meno e la temperatura a gennaio 2023 è risultata di ben 1,41 gradi superiore alla media. Alla vigilia delle semine il fiume Po è a secco e al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico. Preoccupa la situazione del riso, con una previsione di coltivazione di quasi 8mila ettari in meno per un totale di appena 211mila ettari, ma anche le semine di mais necessario per garantire l'alimentazione del bestiame per la produzione del latte dal quale nascono i grandi formaggi, dopo gli sconvolgimenti che ci sono state sul commercio internazionale a seguito della guerra in Ucraina.

«Gli agricoltori sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l'uso razionale dell'acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l'innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l'acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell'intero settore alimentare», dice il presidente della Coldiretti nazionale Ettore Prandini nel ribadire la necessità di avviare il piano invasi.


Agricoltura a rischio in Veneto


Neanche il Veneto si salva. Come dice Carlo Salvan, vicepresidente della Coldiretti regionale, «la situazione è molto critica». È il momento dei trapianti orticoli (in particolare mettere a terra le piantine di pomodoro industriale) e della semina della cipolla, più avanti toccherà ai cereali, ma senza acqua si rischia di andare incontro al massacro. «Pompare l'acqua dai fossati? Sì, ma significa aumentare i costi», dice Salvan. La soluzione? Infrastrutture. Quando negli anni Ottanta e Novanta la tangenziale di Mestre era perennemente bloccata dal traffico si pensò di costruire il Passante autostradale. Adesso per l'agricoltura servono vasche e bacini. Già, ma li paga? «È un tema che abbiamo già posto al Governo - dice l'assessore regionale all'Agricoltura, Federico Caner -. Solo in Veneto servono almeno 100 milioni di euro per realizzare bacini, vasche, conduttori di trasporto. Giusto giovedì scorso al ministro Francesco Lollobrigida abbiamo fatto presente che per queste infrastrutture servono anche semplificazioni normative. E l'altro problema è farsi dare l'acqua dalle centrali idroelettriche di Trento e Bolzano». Nel frattempo, non resta che pregare che piova: «Il settore vitivinicolo per ora non è in sofferenza, le preoccupazioni riguardano ortaggi e seminativi», dice Caner. Un'altra soluzione sarebbe quella di sviluppare nuove varietà di ortaggi e frutta: «Non Ogm, ovviamente - dice Salvan - ma ci sono troppi vincoli da parte dell'Unione europea».

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Il Gazzettino