Crac Veneto Banca, Vincenzo Consoli condannato a 4 anni di reclusione. Confisca del patrimonio fino a 221 milioni di euro

Vincenzo Consoli
TREVISO - Il giudice Umberto Donà del tribunale di Treviso ha appena pronunciato (oggi 4 febbraio) la sentenza: l'ex amministratore delegato di Veneto Banca...

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TREVISO - Il giudice Umberto Donà del tribunale di Treviso ha appena pronunciato (oggi 4 febbraio) la sentenza: l'ex amministratore delegato di Veneto Banca Vincenzo Consoli è stato condannato a 4 anni di reclusione, con interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Vincenzo Consoli è accusato dalla Procura della Repubblica di ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto (oltre al reato di aggiotaggio, nel frattempo prescritto) in relazione al crac dell'istituto montebellunese, liquidato e passato a Intesa Sanpaolo nel giugno del 2017. I pm Massimo De Bortoli e Gabriella Cama avevano chiesto, il 20 gennaio scorso, una pena a sei anni di reclusione, ritenendo le circostanze aggravanti prevalenti sulle attenuanti per la scarsa collaborazione all'accertamento della verità. La sentenza arriva al termine di un processo durato 10 mesi.

«Chiediamo l'assoluzione»

La difesa, rappresentata da Ermenegildo Costabile, aveva chiesto l'assoluzione per tutti i capi d'imputazione per l'insussistenza dei capi d'accusa e, in subordine, perché gli stessi non costituiscono reato. Consoli, nella lettura del proprio legale, sarebbe stato sottoposto a un trattamento «particolarmente aggressivo» da parte degli ispettori di Banca d'Italia, per essersi opposto al disegno di fusione di Veneto Banca con la Banca Popolare di Vicenza.

Confisca fino a 321 milioni

Per Consoli è stata anche disposta la confisca del patrimonio personale fino a 221 milioni di euro. Dovrà inoltre provvedere alla liquidazione di una provvisionale per le parti civili Banca d'Italia per 150mila euro, Consob per 70mila euro, e delle altre parti non istituzionali per un valore pari al 5% del prezzo d'acquisto delle azioni e delle obbligazioni fino ad un massimo di 20 mila euro.

«In appello avremo qualche soddisfazioni in più»

Per Ermenegildo Costabile, difensore dell'ex amministratore delegato di Veneto Banca, «una sanzione così bassa ha un significato particolare e potrebbe essere una soluzione di compromesso ma non ci appaga». Lo ha detto oggi al termine dell'ultima delle 33 udienze del processo nei confronti del top manager dell'ex istituto popolare. «In appello - ha concluso - avremo qualche soddisfazione in più».

Il processo

È durato 33 udienze, sviluppate in una decina di mesi, e oggi il processo di primo grado per il crac della ex banca popolare Veneto Banca, di Montebelluna (Treviso) si è chiuso con una condanna a quattro anni di reclusione per l'unico imputato, l'ex amministratore delegato Vincenzo Consoli. Il top manager, ricordiamo, era accusato di falso in prospetto, ostacolo all'attività dell'autorità di vigilanza e aggiotaggio, capo d'imputazione, quest'ultimo, che nel frattempo però è andato in prescrizione. Veneto Banca, contemporaneamente alla ex Banca Popolare di Vicenza, fu liquidata per decreto il 25 giugno 2017, assieme al trasferimento degli asset profittevoli a Intesa Sanpaolo, istituto che permise, assorbendo le reti, di far proseguire l'attività degli sportelli senza interruzioni.

Le vittime

Nel default di Veneto Banca circa 80mila risparmiatori, di cui circa 600 oggi parti civili al processo, videro azzerati i valori di azioni e obbligazioni. Consoli, sempre descritto come unico «dominus» dell'istituto e in grado di condizionare le scelte dei Consigli di amministrazione, è in sostanza ritenuto il solo responsabile dei meccanismi di alterazione dei bilanci volti a giustificare i valori dei titoli, alla fine risultati privi di fondamento. Avrebbe anche operato in modo da ostacolare le ispezioni di Banca d'Italia e Consob. 

 

Il giudice Umberto Donà legge sentenza

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Il Gazzettino