CHISINAU - Moldova banco di prova per la ripresa di Veneto Banca e del Nordest. «Il nostro gruppo con le controllate all'estero ha sempre supportato lo sviluppo...
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Niente di faraonico, il gruppo trevigiano al centro della cronaca nell'Europa dell'Est ha costruito una rete essenziale: 22 sportelli in Romania, 15 in Albania, 8 in Croazia. E servito centinaia di imprese del Nordest e italiane che vogliono aprirsi a questo mondo che cresce spesso molto più dell'ex Belpaese. Per esempio la Triveneta Cavi sta studiando un possibile investimento da 20 milioni in una fabbrica super automatizzata proprio in Moldova. «In questi mesi abbiamo fatto un profondo lavoro di pulizia dei conti e attuato decisi accantonamenti sulle banche che il gruppo controlla in Albania, Croazia e Moldova - osserva Renato Merlo, 61 anni, direttore banche estere del gruppo Veneto Banca - Eximbank ha chiuso in perdita per circa 11 milioni dopo un aumento di capitale che ha ci ha portato a essere la banca più capitalizzata e solida del Paese oltre che l'unico istituto interamente controllato da capitale straniero. Nei primi due mesi dell'anno le nostre controllate all'estero sono tornate tutte in utile e questo ci fa ben sperare per il prosieguo dell'anno. Non ci saranno altre acquisizioni, questo è il momento del consolidamento e dello sviluppo commerciale al fianco delle imprese ma anche dei tanti migranti che vivono in Italia e per i quali abbiamo varato un servizio dedicato con personale di madrelingua che ha già portato all'apertura di più di 300 nuovi conti correnti». Si è partiti da Padova, per poi allargare il servizio a Roma, Milano e presto anche a Torino. Un bacino d'utenza di 1,2 milioni di persone. E la nuova terra promessa per le imprese? "Qui ci sono circa 1200 aziende con capitale italiano ma quelle veramente attive sono meno della metà - spiega Mauro Salvatori, 63 anni, imprenditore dei servizi e presidente della Camera di Commercio moldo italiana, 80 associati -. Il costo della manodopera è vantaggioso rispetto alla Romania, 150 - 200 euro al mese di stipendio, e la tassazione favorevole: 12% sugli utili d'impresa, più il 6% a carico del socio". "I settori più promettenti sono l'agricoltura, le energie rinnovabili, servizi come call center o back office e lavorazioni in conto terzi - spiega Lucio Gaita, 57 anni, direttore di Eximbank - noi oggi serviamo una cinquantina di imprese italiane ma altre stanno arrivando: i problemi derivati dall'embargo russo sono in via di soluzione e il commissariamento di tre banche locali apre più spazio all'operatività di un istituto come il nostro che non è condizionato da influenze locali". Condizioni di favore che scontano però problemi gravi complicati dalla svalutazione galoppante. La Ue dopo l'accordo di associazione dell'anno scorso non fa sconti: vuole riforme decise prima di concedere altri finanziamenti. «La corruzione è capillare e il sistema non ti aiuta di certo - denuncia Massimo Radaelli, imprenditore monzese della Dimax-Impex, da 21 anni in attività in questo Paese ai confini dell'Europa che qui ha anche una fabbrica di biscotti - in più la valuta locale, il leu, negli ultimi mesi si è svalutata di oltre il 20% e la banca centrale ha alzato decisamente i tassi di interesse portandoli al 17%. Ogni tanto ti viene voglia di mollare tutto» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino