Veneto Banca chiede 2,3 miliardi di danni agli ex consiglieri d’amministrazione e sindaci in carica fino al 26 aprile 2016, a partire dall’ex presidente Flavio Trinca...
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«L’atto di citazione ha richiesto un lavoro enorme che è stato realizzato grazie ad un grande gioco di squadra, orientato da due giuristi molto competenti come Umberto Tombari e Michele Bertani - ha dichiarato Alessandro De Nicola, senior partner dello studio Orrick e rappresentante del fondo Atlante nelle ultime assemblee dei soci -. Le strutture interne aziendali, insieme ai consulenti di EY, hanno dovuto ricostruire comportamenti e posizioni creditorie complesse, alcune risalenti a molti anni addietro, che gli avvocati hanno poi dovuto rendere intellegibili da un giudice. Abbiamo poi cercato di avvalerci, ma non in modo acritico, di quanto emerso dalle carte di Banca d’Italia, Consob, Procura e Autorità Antitrust. Ai nostri occhi è apparso un danno spaventoso benché a tutt’oggi provvisorio e potenziale - osserva De Nicola in un comunicato ufficiale -, che abbiamo stimato per ora in circa 2 miliardi e 300 milioni. Naturalmente, aspetteremo fiduciosi il giudizio della magistratura in proposito».
Agli ex vertici viene contestata una gestione “allegra” del credito, l’assunzione illecita di obblighi di riacquisto delle azioni della banca, il mancato rispetto degli ordini cronologici di vendita dei titoli, l’assunzione di delibere in conflitto di interesse e senza informativa agli organi collegiali. Ma anche l’acquisto di un gran numero di opere d’arte e beni di lusso, come l’aereo LearJet voluto da Consoli. Non vengono per ora investiti dalla causa i vertici dopo l’aprile 2014 a partire dall’ex presidente Francesco Favotto, indagato dalla magistratura di Roma per i reati di aggiotaggio e ostacolo alla Vigilanza insieme ad altri 13 consiglieri, sindaci e manager dell’istituto trevigiano
«È stato un lavoro preciso, dettagliato e approfondito: una necessaria risposta a quell’esigenza di giustizia che i territori richiedevano - commento di Massimo Lanza, presidente di Veneto Banca - proprio per queste ragioni abbiamo voluto dedicargli l’adeguata attenzione».
La causa si annuncia complessa e potrebbe essere arrivata già troppo tardi, con i patrimoni dei consiglieri e dei professionisti coinvolti già ampiamente al sicuro. L’azione di responsabilità era stata infatti decisa dall’assemblea dei soci del novembre 2016. Popolare Vicenza aveva riunito i suoi azionisti nel dicembre 2016 e ha depositato a inizio aprile l’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici a partire dal presidente di allora Gianni Zonin e dall’ex direttore Samuele Sorato, che avrebbero cagionato danni per 2 miliardi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino